Qual è il suono della libertà? Per Barry Jenkins la risposta comincia dalla terra. Mentre girava La ferrovia sotterranea, la nuova serie adattata dal romanzo di Colson Whitehead premiato con il Pulitzer, il regista ha sentito una scossa sotto i piedi. La fonte di quel tremore era un cantiere edile poco lontano, ma a Jenkins quella vibrazione ha dato l’impressione di un treno che passava sottoterra, e gli ha ricordato quando, da bambino, pensava che nella storica e leggendaria ferrovia sotterranea viaggiassero vere locomotive.
Il libro di Whitehead, come la mente del Jenkins bambino, segue un metodo altrettanto letterale per descrivere la rete di passaggi segreti e case sicure che gli abolizionisti statunitensi usavano per aiutare gli schiavi neri a raggiungere gli stati liberi. La protagonista, Cora, scopre un vero percorso ferroviario che la aiuta nella sua pericolosa fuga dalla Georgia.
Natura ancestrale
Colossale e imprevedibile, questa ferrovia sotterranea si snoda sotto gli stati schiavisti, scavata sotto terra. Concentrandosi sull’idea che la terra plasma le storie dei personaggi, l’adattamento di Jenkins aggiunge un tessuto sonoro e visivo alla visione magico-realista di Whitehead, agganciandola alla concretezza dei luoghi e raccontando verità poco esplorate sulle esperienze degli schiavi.
Se in ogni narrativa sullo schiavismo l’ovvio antagonista è lo spietato padrone, allora la terra è la sua sentinella più minacciosa. Nei film e nelle serie che seguono gli schiavi in viaggio verso la libertà (come Harriet) o quelli costretti alla schiavitù ( come 12 anni schiavo) la piantagione è il luogo di un dolore incessante e la selva circostante è un ostacolo alla libertà. Il romanzo di Whitehead complica questo paradigma, e l’adattamento di Jenkins si concentra ancora di più sull’ambiente. La serie, disponibile su PrimeVideo, non presenta la natura solo come un enigma da risolvere o una minaccia da superare. Al contrario, La ferrovia sotterranea intreccia tutte le complessità del paesaggio – il suolo, i suoni, il significato emotivo – direttamente nella storia.
Anche se non ci sono risparmiate scene strazianti, la serie evita il ricorso gratuito ai cliché di sangue, sudore e lacrime, elementi tipici nella narrativa sulla schiavitù. Densa e vasta, La ferrovia sotterranea trae ispirazione dal fuoco, dall’aria, dagli animali. “Volevo mostrare il rapporto proficuo tra i nostri antenati e la terra”, mi ha spiegato Jenkins. Comunione spirituale esaltata dalla fotografia intima e luminosa scelta da Jenkins e dal direttore della fotografia James Laxton.
Dal punto di vista estetico la serie alterna riferimenti impressionistici a inquadrature che ricordano i dipinti di epoca romantica. Prendiamo per esempio il serrato inizio della serie: dopo aver assistito all’agonia di un parto, lo spettatore incontra Cora (interpretata da Thuso Mbedu) in piedi in una palude oscura. Da questa scena profetica si passa a una sequenza in cui Cora si trova in un campo luminoso insieme a un altro schiavo, Caesar (Aaron Pierre). Una luce dorata circonda i due personaggi, mentre Caesar chiede a Cora di scappare con lui. In quel momento immaginiamo le foglie scintillanti e il canto delle cicale, usato dal compositore Nicholas Britell nella colonna sonora, che spingono i due alla fuga.
Attingendo a elementi fantastici, la serie rende in modo intenso le atrocità reali che descrive. Per Jenkins non è una contraddizione. “La base è comunque la verità”, spiega. “La finzione storica o il realismo magico non la escludono”.
Nel romanzo di Whitehead l’improbabile idea del treno serve a sottolineare l’ubiquità dello sfruttamento della popolazione nera. Quando Cora e Caesar scendono in una fermata sotterranea, all’inizio del libro, Cora si meraviglia davanti ai tunnel e alle rotaie e Caesar chiede al capostazione chi abbia costruito la rete. “Chi costruisce qualunque cosa in questo paese?”, risponde l’uomo. Le descrizioni di Whitehead del lavoro necessario per costruire questa locomotiva sono ritmiche, vicine al suono dello scavo che Jenkins ha voluto sfruttare. “Ho sempre avuto quest’idea del suono dello scavo, del suono della perforazione”, spiega il regista. Quindi ha voluto registrare i picconi che colpivano la roccia, per affidarli a Britell perché li trasformasse in musica.
Georgia, South Carolina, Indiana
Il primo stato che Cora raggiunge dopo aver lasciato la Georgia è il South Carolina, che all’inizio sembra un luogo sicuro. Invece Cora e Caesar scoprono presto che in realtà lì accade qualcosa di sinistro. Ma “il collegamento per cui se vedi qualcosa che sembra strano allora devi sentire qualcosa di strano è troppo diretto”, spiega Britell. Così hanno deciso di sperimentare per distorcere la percezione dello spettatore rispetto alla promessa del South Carolina. “Stati diversi richiedono panorami musicali diversi”, dice il compositore. E così è la musica di un’orchestra da ballo a sottolineare i timori di Cora e Ceasar.
La ferrovia sotterranea è ambientata in cinque stati. Ma l’intera serie è stata girata in Georgia. “C’è una certa distorsione: l’azione si svolge in Indiana ma in realtà siamo in Georgia”, sottolinea Jenkins. La selezione delle location è stata particolarmente complessa. Jenkins racconta scherzando che a volte gli sembrava di aver perlustrato ogni metro quadrato dello stato. “Abbiamo risparmiato solo l’angolo sudoccidentale. Tutto il resto lo abbiamo filmato in un modo o nell’altro, per ottenere varietà di paesaggio e topografia”.
La serie usa questa meticolosità estetica per allargare il più possibile il messaggio sull’umanità degli schiavi, compresa la loro conoscenza unica della terra. Capire la terra su cui si cammina al punto da tracciare una rotta verso la salvezza non è cosa da poco. “Molto di questo, per me, è legato al fatto di essere un ragazzo che ascolta le parole ‘ferrovia sotterranea’ e vede letteralmente i neri sui treni sotto terra. Non li immagina, li vede”, spiega Jenkins. “Mio nonno era uno scaricatore di porto. Lo osservavo mentre si preparava per andare al lavoro, ogni giorno. E pensavo: ‘Quelli come lui hanno costruito la ferrovia sotterranea’”.
La ferrovia sotterranea enfatizza magnificamente anche la persistenza del legame tra gli uomini e la terra, fino a oggi, oltre il lavoro forzato. Nell’ultimo episodio c’è una scena durante un funerale, uno dei momenti delle riprese in cui Jenkins ha pianto. “L’attore… alla fine della scena, senza che glielo avessi suggerito, si è inginocchiato e ha appoggiato la fronte al terreno, respirando la terra”, ricorda Jenkins. “Ho pensato che ci fosse qualcosa di spirituale in quel gesto. Qualcosa di viscerale, che esprimeva il legame tra l’uomo e la terra non corrotto dalla condizione di schiavitù”. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 83. Compra questo numero | Abbonati