Nel 2023 Cecilia Sala, giornalista di Chora Media, autrice del podcast Stories, faceva uscire L’incendio, su una generazione di giovani che resistevano in Ucraina, Iran e Afghanistan. A due anni di distanza pubblica questo libro che, raccontando l’involuzione della situazione mediorientale, fornisce meno speranze ma traccia ancora una volta un quadro molto lucido. Si parte da Hebron, nei territori occupati, per raccontare la presenza sempre più determinante dei coloni e la genealogia della radicalizzazione della destra israeliana. S’incontrano persone più o meno famose: quadri dell’esercito e degli apparati di sicurezza che per ragioni personali e politiche hanno preso le distanze dalla politica di Netanyahu, palestinesi colpiti dalla pressione quotidiana degli attacchi (memorabile la descrizione di un raid compiuto a Jenin), individui che pur avendo vissuto sulla propria pelle il dramma della guerra e dell’occupazione hanno cercato e cercano ancora soluzioni. Spesso Sala nota come i figli hanno perso le speranze dei padri. Si va avanti raggiungendo il Libano e poi di nuovo l’Iran per capire le ragioni del crollo dell’asse che si opponeva a Israele, minato dalle opposizioni interne e dagli attacchi esterni. Si finisce con un capitolo intenso, dedicato alle settimane trascorse da Sala nel carcere iraniano di Evin prima della sua liberazione nel gennaio 2025. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1635 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati