Mentre boccheggiamo fissando il ventilatore, i dirigenti delle tv italiane pubbliche e private sudano come angurie per piazzare un’idea degna di questo nome nello slot più proficuo del palinsesto: il preserale. Espressione di bassa sociologia che indica i programmi collocati tra l’orario di rientro dal lavoro e il telegiornale. Nasce negli anni ottanta quando, mentre la Rai s’incaponiva su scuola e divulgazione, la tv commerciale intuì per prima che l’ora di cena, mentre cervello e pancia convergono, è il momento perfetto per piegare le famiglie italiane alla volontà degli inserzionisti, felici d’imbastire la tavola di redditizie primizie. Ma oltre ai numeri, il preserale ha finito per rappresentare un rito quotidiano, una quadratura del cerchio domestico, la sigla di chiusura della giornata. Spesso una giornata di merda. Alleggerimento, quiz, risate, immotivata euforia, Gerri Scotti. Oggi Il nemico da abbattere è Stefano De Martino, che con Affari tuoi, titolo storico dell’ammiraglia pubblica, ha dato il colpo di grazia a Striscia la notizia (Canale5) e messo all’angolo La7 e gli altri numeri del telecomando. Impresa mica facile. Come interpretare, televisivamente parlando, l’epilogo di un’alba che tra frustrazioni, sorprese, noia e promesse si avvia al tramonto? Provate a pensarci. Quale meccanismo? Che tipo di conduzione? In studio o per strada? Prendetelo come un gioco estivo. Se indovinate il format, facciamo a metà. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1624 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati