L’effetto è un po’ straniante, come quando i santi si autocandidano per i miracoli. Però ci sono stati anni in cui Michele Santoro i pani e i pesci li moltiplicava sul serio, e ogni puntata condotta era un titolo da prima pagina. Ora fa specie vederlo agitarsi sullo sgabello offerto da Lilli Gruber (Otto e mezzo, La7) e reclamare un posto al sole. Ce ne ha per tutti. I grillini hanno tradito la rivoluzione, dice. Avrebbero dovuto capovolgere le regole tv e invece si sono spartiti le poltrone. È pieno di programmi che non guarda nessuno e i dirigenti sembrano non curarsene. L’informazione è conformista e pigra e non c’è un cronista in grado d’inchiodare politici e scienziati alle domande più urgenti, che Santoro elenca con foga: lo stato quando finirà di ragionare solo in termini di emergenza? Quali sono i criteri con cui si contano i morti per covid? L’ex conduttore è pronto a rimettersi in gioco, se solo qualcuno lo ricevesse. Anche Giovanni Minoli proclama altrove la sua idea di riforma. Vorrebbe superare reti e tg, arnesi di un vecchio modo di fare tv. Si candiderebbe volentieri a guidare viale Mazzini, magari restituendo l’immenso archivio di filmati che detiene. I due autori, in fatto di medaglie, doppiano quelle portate in petto dal general Figliuolo, ed è plausibile che sarebbero abili riparatori. Ma la sensazione è di due umarell che lanciano parole in direzione di un cantiere che gira a vuoto, malgrado il gran frastuono. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati