Il vigore di una monarchia non si valuta dagli ascolti tv, forse, ma i numeri che per uno show avrebbero fatto gridare al flop, per i funerali del principe Filippo duca di Edimburgo rischiano di rappresentare anche un caso politico. La Bbc si è impegnata a coprire l’evento con il consueto rigore e sobrietà, ma le destre hanno già sollevato accuse di patriottismo tiepido. Non che non ci fosse l’impatto visivo. La solitudine della regina, la chiesa e le strade semivuote hanno rievocato le suggestive immagini di papa Francesco in piazza San Pietro deserta. Regie in tempi pestilenziali che affidano alla tv l’esclusiva della liturgia. Nel Regno Unito, evidentemente, non è bastato. L’emittente nazionale è stata subissata da centinaia di migliaia di lettere di protesta per aver rinviato la finale di Masterchef. Rintanato in casa il pubblico ha forse sentito meno il richiamo del rito? Se i pub fossero stati aperti e le strade accessibili gli spettatori si sarebbero posti il problema se mettere sullo stesso piano il compianto regale e un set di padelle? Distaccato anche il resto dell’impero. Le tv australiane, africane e indiane si sono concentrate sulle reazioni più che sul lutto. Qualcuno ha tirato fuori il paragone con i funerali di Diana: altra popolarità, una morte improvvisa ed Elton John in diretta. E poi non c’era Netflix… In quel 1997 ad accendere la tv furono quasi in quaranta milioni. Per Filippo tredici. God save the Queen, and the talent show. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1406 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati