Il 2 settembre l’Università del cinema e del teatro di Budapest (Szfe) è stata occupata da studenti e professori. È l’ultima battaglia, e probabilmente l’ultima possibilità, per impedire che il governo ungherese prenda il controllo di tutte le istituzioni indipendenti, comprese quelle culturali.
Fidesz, il partito di destra del premier Viktor Orbán, è al potere ininterrottamente dal 2010, quando ha ottenuto una schiacciante vittoria elettorale, e al momento non sembrano esserci possibilità di cambiamento. Il governo ha preso il controllo di quasi tutte le istituzioni in settori come l’informazione, il diritto, la finanza, la sanità, la ricerca e l’istruzione. Praticamente tutto, e non è ancora finita.
Come gran parte degli istituti di istruzione superiore, soprattutto quelli che privilegiano le arti e le materie umanistiche, la Szfe è considerata vicina alla “sinistra liberale” che il sempre più autoritario governo ungherese è determinato a sconfiggere. Per Fidesz questo è un motivo sufficiente per intervenire con la forza.
Sotto questo aspetto l’Ungheria è solo un esempio di un conflitto tra sistemi di valori e di governo, che ha provocato aspre divergenze in molti paesi e ha spazzato via ogni disponibilità al compromesso.
Fidesz ha lanciato la sua campagna contro le arti nel 2006, quando ha vinto le elezioni amministrative e ha dichiarato che ne aveva abbastanza del vecchio ordine liberale. I vertici del partito hanno annunciato che ora toccava a loro. I registi e i consigli dei teatri provinciali sono stati rimossi e sostituiti da funzionari locali nominati da Fidesz.
Naturalmente questa manovra non si è limitata ai teatri. Dopo la vittoria alle elezioni del 2010, il nuovo governo guidato da Orbán ha immediatamente cercato di mettere le mani sulle istituzioni pubbliche, usando sempre lo stesso metodo: creare enti di supervisione che potessero assegnare o ritirare i fondi in base alla disponibilità a seguire la linea del partito. Questo sistema si è rivelato estremamente efficace. La società ungherese non ha una tradizione moderna di resistenza organizzata. Quando le persone temono che il governo si vendichi facendogli perdere lo stipendio, la solidarietà diventa impossibile.
Nel 2008 è stata fondata una nuova organizzazione per la supervisione dei teatri, la Società teatrale ungherese. Il governo gli ha assegnato fondi generosi e il compito di portare avanti il programma di Fidesz. Alla sua guida è stato nominato Attila Vidnyánszky, un brillante regista di provincia. Vidnyánszky incarnava l’entusiasmo del governo per il patriottismo e per un cristianesimo di facciata. Al momento è più o meno il padrone del teatro ungherese.
Momento cruciale
Fino a poco tempo fa le università ungheresi erano ancora istituzioni indipendenti finanziate dallo stato, e tagliargli i fondi era molto difficile. La strategia di Fidesz, in questo caso, è stata quella di riproporre una manovra che aveva funzionato in altri settori: privatizzare le università e successivamente nominare un consiglio direttivo a cui affidare il controllo non solo delle spese ma di tutte le decisioni, dalle nomine ai corsi di studi, su base esclusivamente ideologica.
È quello che sta succedendo alla Szfe. Inizialmente le privatizzazioni sono sembrate una scelta ragionevole, perché avrebbero potuto portare a una maggiore indipendenza. Le università sarebbero diventate istituzioni autonome con una rappresentanza adeguata nel consiglio direttivo. Ma alla Szfe è stato imposto di completare il processo nel giro di pochi mesi, entro il gennaio del 2021.
A luglio, quando l’università ha chiesto una proroga, la scadenza è stata addirittura anticipata a settembre. Non c’è stata alcuna consultazione. Il nuovo consiglio direttivo, guidato da Vidnyánszky, è stato imposto senza tenere conto delle obiezioni dell’università.
Da un giorno all’altro Vidnyánszky non era più solo a capo della Società teatrale, ma anche della Szfe. Nonostante la sua spettacolare ascesa, Vidnyánszky continua a considerarsi una voce fuori dal coro e prova un forte rancore verso molti colleghi, soprattutto quelli che insegnano alla Sfze, la scuola che ha prodotto i più grandi attori e registi ungheresi dell’ultimo secolo.
Nel frattempo la stampa fedele al governo sta conducendo una campagna denigratoria contro l’università.
Gli studenti hanno organizzato un’occupazione per esprimere il loro sostegno al senato accademico e ai professori, e per difendere il proprio diritto allo studio. Il senato si è dimesso e il corpo docente sta valutando la possibilità di uno sciopero. Gli studenti hanno formato una catena umana nelle strade di Budapest, dall’università fino alla sede del parlamento, ricevendo un grande sostegno dalla popolazione. L’atmosfera della manifestazione era allegra e tranquilla, ma allo stesso tempo determinata.
Per l’Ungheria è un momento cruciale che coincide con il tentativo di chiudere l’ultima stazione radio indipendente del paese, Klubrádió. Le manifestazioni di solidarietà sono rare, ma potrebbero dare il buon esempio. La speranza è che almeno questa non sia soffocata sotto la sempre più vasta cappa del governo.◆ as
George Szirtes _ è un poeta e traduttore britannico di origini ungheresi._
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1377 di Internazionale, a pagina 58. Compra questo numero | Abbonati