La prima grande ondata migratoria del 2021 in America Latina, formata da migliaia di honduregni in fuga dalla violenza e dalla povertà, è stata bloccata il 17 gennaio da militari e poliziotti in Guatemala. Le forze armate del paese centroamericano hanno fermato con cariche violente e gas lacrimogeni i migranti diretti verso il Messico. La carovana puntava a raggiungere gli Stati Uniti, con la speranza che il nuovo governo guidato da Joe Biden adotti politiche di accoglienza diverse da quelle di Donald Trump. Il 15 gennaio un gruppo di 3.500 persone era partito da San Pedro Sula, in Honduras, duramente colpito dal passaggio degli uragani Eta e Iota a novembre. Con il passare delle ore, i migranti sono diventati novemila.

“Le persone di questa carovana sono in una situazione irregolare e difficile da gestire. Ci stiamo coordinando con la polizia, l’esercito e tutte le istituzioni interessate”, ha detto Guillermo Díaz, direttore dell’istituto guatemalteco di migrazione. Una descrizione eufemistica dei fatti, se si considera la repressione messa in atto dall’esercito nel dipartimento di Chiquimula, a Vado Hondo, riferita dai giornalisti e dal personale delle organizzazioni umanitarie. “Siamo preoccupati, perché è in arrivo un altro gruppo altrettanto numeroso partito da El Florido”, ha aggiunto Díaz, riferendosi al varco di frontiera tra l’Honduras e il Guatemala.

Le autorità del Guatemala hanno spiegato che la decisione di bloccare i migranti è dovuta alla pandemia. “Questa situazione mette a rischio la salute della popolazione”, ha puntualizzato Díaz. Anche il Messico ha fatto sapere che per attraversare la frontiera i migranti dovranno sottoporsi ai controlli e ai protocolli contro il covid-19. Il governo del presidente Andrés Manuel López Obrador ha raddoppiato la presenza dei militari che controllano il ponte internazionale Rodolfo Robles, tra Ciudad Hidalgo e Tecún Umán, e a Tapachula, nello stato del Chiapas. Da tempo la Croce rossa e le ong per la difesa dei diritti umani denunciano la delicata situazione dei migranti e il rischio che siano violati i loro diritti umani. “Molte persone sono vittime di incidenti, estorsioni e violenze sessuali, scompaiono o sono separate dalle loro famiglie. Alcune sono uccise o muoiono a causa di malattie o delle intemperie”, spiega Lorena Guzmán, coordinatrice per la migrazione del comitato internazionale della Croce rossa in America Centrale e in Messico. A questi pericoli ora si aggiungono i rischi della pandemia causati dalla mancanza d’acqua, dall’impossibilità di lavarsi le mani e dagli assembramenti.

Buone intenzioni

La carovana è partita in un momento cruciale per la regione. Il presidente statunitense Joe Biden ha il potere di cambiare le decisioni prese da Donald Trump nei suoi quattro anni di governo. López Obrador e Trump avevano collaborato per contenere le carovane di migranti: per evitare una guerra dei dazi alle esportazioni, minacciata da Washington, il Messico ha militarizzato la sua frontiera meridionale e ha inasprito i controlli sui migranti in arrivo dal Guatemala.

Parlando al telefono prima di Natale, López Obrador e il presidente eletto Biden si sono detti d’accordo sull’apertura di una nuova fase nella politica migratoria. Almeno sulla carta, si sono impegnati a promuovere “la cooperazione tra i due paesi per garantire una migrazione sicura e ordinata, contenere il coronavirus e garantire la sicurezza della frontiera comune”. Ciò significherà anche, come hanno detto entrambi i governi, “lottare contro le cause fondamentali della migrazione nel Salvador, in Guatemala, in Honduras e nel sud del Messico, per costruire un futuro con opportunità migliori e per garantire più sicurezza nella regione”.

Nella fase finale della sua campagna elettorale Biden ha ammesso che durante i mandati di Barack Obama, quando era vicepresidente, la questione migratoria non è stata affrontata con l’urgenza che meritava. Per questo nei primi giorni della sua amministrazione il presidente democratico vuole regolarizzare undici milioni di persone che si trovano negli Stati Uniti senza documenti. ◆ fr

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Questo articolo è uscito sul numero 1393 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati