I racconti fantastici del maestro Dino Battaglia sono intrisi di una spiritualità inquieta, fino a farsi inquietudine totale. Profondamente affascinato dai tre secoli che vanno dal seicento all’ottocento quanto dal decadentismo (di quell’epoca di nei e cicisbei, diceva, “mi piace il grigio, la mediocrità”), incapace di guardare film sul soprannaturale senza l’ausilio della moglie Laura, ne era invece attratto come una calamita. Il tema del doppio o dello sdoppiamento di sé è dominante in questi adattamenti degli anni settanta, come in Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, da Stevenson, o in Woyzeck, dal dramma di Georg Büchner, o anche, in qualche modo, in Il golem da Meyrink come pure in Omaggio a Lovecraft, sintesi di almeno tre racconti; e ancor più vero nel caso di La storia straordinaria di Peter Schlemihl da Adelbert von Chamisso, dove “l’alienazione dell’io da se stesso” è centrale. Non di rado questo riguarda anche la proiezione ossessiva e meccanica della purezza femminile che l’uomo ha della donna. E guardando alle date di pubblicazione delle opere originarie, Battaglia coglie in pieno il passaggio tra le epoche nella visione dell’uomo, dall’anima alla psiche, anche se talvolta queste si confondono. Il lavoro di fusione e stratificazione grafica sulla memoria grafico-pittorica di quelle epoche operato dall’autore è pari alla sua capacità di sintesi, di precisione chirurgica.

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Questo articolo è uscito sul numero 1635 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati