Qual è la vera innocenza? Intorno a questa domanda sembra ruotare il nuovo romanzo a fumetti della francese Chloé Cruchaudet, autrice pluripremiata di cui Coconino ha già proposto altri titoli come l’ottimo Poco raccomandabile. Anche qui Cruchaudet si è ispirata a una storia vera e ci sono identità in transito. Ma quest’ultima tematica è letta attraverso il prisma del passaggio dall’infanzia all’adolescenza e dell’inquietudine, se non del terrore, per l’affacciarsi dell’età adulta e della sessualità. Quanto all’ambientazione, siamo sempre in Francia ma nel medioevo, all’inizio del duecento. In un mondo dominato da superstizioni, prepotenze feudali e dalle spedizioni in Terra Santa, la folle e al contempo stupefacente crociata di migliaia di piccoli diseredati, maschi e femmine, rivela dalla prima sequenza l’inscindibilità tra fiaba e mondo reale, tra sogno e cruda realtà. I bambini stessi sono ambigui, anche se conservano una forma d’innocenza. La fiaba è invece vecchio stile, piena di suggestioni incantate ma crudele. È sia romanzo sociale sia racconto onirico e annulla i confini con i tanti orchi del reale, malgrado un disegno delicato apparentemente rassicurante come può esserlo quello disneyano. I colori sono oscurati quasi sempre dalla fuliggine del seppia e i meccanismi deterministici della società adulta modellano il futuro degli esseri umani rubando l’infanzia forse per sempre.

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Questo articolo è uscito sul numero 1398 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati