“Se mi concentro l’America affonda”: non male questo verso della cantautrice pop Laila Al Habash, che prova a valorizzare i sintagmi della lingua italiana senza scimmiottare troncature, slang ed elisioni del pop d’oltreoceano, un approccio che si riflette anche nella costruzione ritmica del suo ultimo brano Fumantina, che anticipa un album in arrivo dopo l’estate. Singolo concepito in funzione della stagione estiva, mette insieme un testo agile e piacevole da ricordare – “ma che son venuta a fare, mi sentivo eccezionale, e invece sono tutti così, ctrl+c e ctrl+d”, synth non ruffiani e anche qualche nervatura anni ottanta sintonizzata per voglia e per caso su un’emittente radiofonica mediorientale (nata a Roma e oggi di stanza a Milano, Laila Al Habash è di origini palestinesi).

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Non credo che Meg dei 99 Posse sia mai andata al Festivalbar, ma se la sua presenza avesse controbilanciato il sole-cuore-amore di quel singolo di Valeria Rossi nel 2001, oggi avremmo una sensibilità più matura e stabile in cui collocare il lavoro di Laila Al Habash, che all’epoca in realtà aveva due anni e considererà questi riferimenti vecchi. In realtà Fumantina lavora sulla sottrazione di enfasi richiesta dai tormentoni estivi, a cui si sono piegati pure tanti artisti dell’it-pop italiano, rincarando la dose a furia di sintetizzatori, trombette, un Battiato digerito male e una sindrome di Stoccolma vissuta tra luna park, sala giochi, acquafan e gelato Sammontana. La linearità del testo è il punto di forza di questo singolo, riflesso di idee compositive essenziali, ma non povere. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1617 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati