A Las Agujas, nello stato messicano di Jalisco, c’è una proprietà a forma di L che si estende per venti ettari. A inizio anno un’impresa edile ha avviato i lavori per costruirci un’area residenziale, ma nel terreno, situato nel comune di Zapopan, sono state ritrovate centinaia di sacchi pieni di resti umani. Secondo la procura, i primi riscontri fanno pensare che i corpi appartengano a 37 persone, 18 identificate sulla base di tatuaggi e cicatrici.

Il sito di Las Agujas si trova lungo la strada, a tre chilometri dal campus di scienze biologiche e agronomia dell’università di Guadalajara. A febbraio i funzionari della procura di Jalisco hanno cominciato a scavare e in qualche settimana hanno trovato 169 sacchi in una prima fossa comune, per poi dichiarare pubblicamente di aver completato le operazioni.

Ma gli attivisti di Guerreros buscadores de Jalisco, un collettivo per i diritti umani che cerca persone scomparse, non erano d’accordo. Secondo loro era impossibile che le autorità avessero setacciato un’area così grande in così poco tempo. Alla fine di giugno sono state fatte nuove ricerche che hanno portato alla scoperta di una seconda fossa comune con altri 54 sacchi. La maggioranza dei sacchi non è ancora stata aperta, ma gli inquirenti hanno condiviso su Facebook alcuni indizi: un piccolo calzino con il disegno di una renna, una maglietta rossa, una scarpa bruciata, un paio di boxer di marca Skin. “Questo è ciò che abbiamo potuto vedere”, hanno scritto gli agenti, nella speranza che qualche familiare potesse riconoscere quegli oggetti.

Famiglie presenti

Alle ricerche sta collaborando anche la Comisión nacional de búsqueda, un organismo del governo del Messico che coordina le ricerche delle persone scomparse e che dispone di un drone multispettrale, un apparecchio dotato di quattro telecamere capace di analizzare la composizione chimica dei terreni. Questa funzione è fondamentale, perché la presenza dei corpi cambia l’aspetto e le proprietà del suolo. Secondo i mezzi d’informazione locali, al momento il drone ha analizzato 7,4 ettari localizzando venti luoghi di interesse. “I ritrovamenti aumentano man mano che le analisi vanno avanti. Già adesso possiamo dire che si tratta di un enorme cimitero clandestino”, ha dichiarato Jaima Aguilar, volontario di Guerreros buscadores de Jalisco. Alle ricerche stanno partecipando anche altre associazioni di cittadini e i periti dell’istituto di scienze forensi dello stato di Jalisco. Le attività potrebbero continuare ancora per settimane. Indira Navarro, leader di Guerreros buscadores de Jalisco, ha annunciato che chiederà l’emissione di nuovi mandati per riscavare la prima fossa. “Faremo appello. Ci sono molte famiglie che sono preoccupate e vogliono che si riapra con loro presenti”.

Nello stato le iniziative dei collettivi sono fondamentali. Per esempio hanno contribuito all’avvio delle ricerche nel ranch Izaguirre a Teuchitlán, dove i volontari di Guerreros buscadores de Jalisco hanno ritrovato 1.300 oggetti che hanno raccontato l’orrore di un paese dove 130mila persone risultano scomparse. Solo a Jalisco, lo stato con più casi, i desaparecidos sono più di quindicimila; negli ultimi anni nel suo territorio sono state scoperte fosse comuni enormi, come quella di Los Sabino (130 corpi) o quella di El Saucillo a Juanacatlán (95 corpi). Ora nella lista c’è anche il terreno di Las Agujas. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1623 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati