Vivono in quattro in una stanza che fa da soggiorno, camera da letto e cucina. Sulla sponda del letto a castello si vedono dei tappetini da preghiera piegati con cura. In tv passa la pubblicità dei noodle istantanei. Vicino c’è la pentola del riso. Tra circa sei settimane, in questa stanza saranno in cinque.

Endang Sugiyarti, 39 anni, è in attesa del terzo figlio, che non voleva. Ogni tre mesi andava all’ambulatorio locale per farsi fare un’iniezione di ormoni, il contraccettivo più diffuso. Poi, a marzo, a Jakarta sono entrate in vigore le misure contro il covid-19 e il centro è rimasto quasi sempre chiuso. “Dovevamo restare a casa. Perciò non ci sono più andata e ora mi ritrovo così”, dice indicandosi la pancia. Quello di Sugiyarti non è un caso isolato. Nel vicinato altre tre o quattro donne sono nella stessa situazione. S’incontrano alla clinica per i controlli. “Alcune sono rimaste incinte dopo di me, altre prima, credo”.

All’ospedale M Djamil di Padang, Indonesia, 15 maggio 2020 (Andri Mardiansyah, Sijori Images/Barcroft media/Getty)

Secondo la Bkkbn, l’agenzia nazionale per la pianificazione familiare, l’Indonesia farà presto i conti con un boom di nascite. Hasto Wardoyou, ginecologo e direttore dell’ente, sostiene che entro qualche mese nasceranno circa 500mila bambini in più del solito. Wardoyou basa la sua stima sul netto calo nell’uso degli anticoncezionali tra marzo e aprile, quando gran parte del paese era in lockdown. “Circa tre milioni di donne non hanno avuto accesso ai contraccettivi”. Ogni anno in Indonesia nascono 4,8 milioni di bambini: l’incremento sarebbe quindi nell’ordine del 10 per cento. Il Fondo dell’Onu per la popolazione (Unfpa) ha calcolato che nel mondo sei mesi di misure contro il covid-19 e l’accesso limitato alla sanità hanno comportato circa sette milioni di gravidanze impreviste.

Gli operatori della Bkkbn hanno tentato di incoraggiare l’uso dei contraccettivi. In un video diventato virale, un’auto avanza lenta per le strade di un quartiere diffondendo dal megafono sul tetto questo messaggio: “Rimandate la gravidanza. Potete sposarvi, avere rapporti sessuali, ma state attente a non rimanere incinte. Signori, controllatevi”.

La pandemia aumenta i rischi per le donne incinte, spiega Wardoyou, perché medici e ospedali sono impegnati a tenere testa al virus. Molte donne hanno bisogno di assistenza: “Circa il 15 per cento cerca aiuto per le nausee, per il vomito o per la conseguente disidratazione. E possono verificarsi emorragie o aborti spontanei”. Ma Wardoyou teme che sia aumentato anche il numero di aborti clandestini, perché interrompere una gravidanza in modo legale è molto difficile. Qui le gravidanze indesiderate sono relativamente comuni anche in tempi normali, circa 17 su cento, riferisce Wardoyou. Nelle grandi città la percentuale è anche più alta: il 26 per cento a Jakarta, il 24 a Yogyakarta.

Educazione sessuale

Un elemento importante alla base di queste cifre è la mancanza di una buona educazione sessuale nelle scuole. Anche se nel privato donne e uomini parlano tranquillamente di sesso, in pubblico l’argomento resta un tabù, anche a causa dell’influenza dell’islam conservatore. Wardoyou cita un altro pericolo indiretto dell’ondata di nascite: i neonati e i bambini malnutriti a causa della povertà. In Indonesia i ritardi nello sviluppo sono un problema serio: ne soffre un bambino su tre sotto i cinque anni. Non solo a causa della malnutrizione, ma anche di un’alimentazione poco sana o della mancanza d’igiene e acqua corrente.

Uno dei figli di Endang Sugiyarti ha quattro anni ed è sovrappeso. Nel suo caso si direbbe un problema di alimentazione sbagliata. Economicamente la famiglia se la passa molto male, spiega Sugiyarti. Lei e il marito hanno perso il lavoro a causa della pandemia. Lui cerca di guadagnare qualcosa guidando mototaxi e consegnando pasti a domicilio. Quasi ogni giorno torna a casa brontolando, racconta lei: non è contento del figlio in arrivo. La stessa Sugiyarti prova sentimenti contrastanti. “Due figli ci bastavano. Ma cosa posso fare? Dobbiamo accettarlo, tutto qui”. ◆ sm

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Questo articolo è uscito sul numero 1380 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati