Lo sciopero generale del 3 ottobre in solidarietà con il popolo palestinese ha creato forti disagi in tutta Italia, aumentando la pressione sulla risposta della presidente del consiglio Giorgia Meloni alla crisi umanitaria in corso a Gaza.

Lo sciopero indetto dai sindacati italiani e dichiarato illegittimo dalla commissione di garanzia, ha coinvolto il trasporto pubblico, le scuole, le ferrovie e i porti. I manifestanti hanno chiesto la fine dell’offensiva di Israele a Gaza.

Bizerte, Tunisia, 14 settembre 2025 (Mohamed Mdalla, Anadolu/Getty)

Decine di migliaia di persone hanno manifestato a Roma e in altre città. In alcuni casi, piccoli gruppi si sono scontrati con la polizia. A Torino alcuni manifestanti hanno raggiunto una pista dell’aeroporto di Caselle costringendo a chiuderlo temporaneamente, mentre altri hanno preso d’assalto un centro conferenze.

“Weekend lungo e rivoluzione non stanno insieme”, ha dichiarato ai giornalisti Meloni prima dell’inizio dello sciopero. “Continuo a ritenere che tutto questo non porti alcun beneficio al popolo della Palestina, in compenso mi pare di capire che porterà molti disagi al popolo italiano”, ha aggiunto.

Lo sciopero è stato indetto dopo che l’esercito israeliano ha intercettato la flotilla (nella foto) composta da 45 barche che trasportavano aiuti umanitari destinati a Gaza, fermando gli attivisti a bordo, tra cui 40 italiani e diversi parlamentari dell’opposizione.

Meloni ha criticato l’iniziativa, considerandola una trovata mediatica che rischia di vanificare gli sforzi del presidente statunitense Donald Trump per fermare la guerra a Gaza con il suo nuovo piano di pace.

Dopo il blocco israeliano della flotilla, le manifestazioni a sostegno della Palestina sono state organizzate anche in altre città europee, tra cui Ginevra, Parigi e diverse città spagnole.

Ascoltare l’opinione pubblica

Secondo Daniele Albertazzi, politologo dell’università del Surrey, il secondo sciopero generale organizzato in Italia nell’arco di due settimane evidenzia le difficoltà del governo Meloni, costretto a fare i conti con le iniziative della popolazione davanti alla tragedia di Gaza, ma deciso a restare fedele a Donald Trump, primo sostenitore di Israele.

“Non penso che Meloni possa ignorare il peso dell’opinione pubblica, la solidarietà radicata nei confronti dei palestinesi o il modo in cui è stata condotta questa guerra. Al contempo, però, vuole che l’Italia mantenga una posizione che sia il più vicino possibile a Israele”, spiega Albertazzi.

Un sondaggio condotto quest’estate da Youtrend, l’azienda di analisi politica, ha rivelato che una netta maggioranza degli italiani, il 63 per cento, ritiene che Israele stia commettendo un genocidio a Gaza e che i civili innocenti siano le principali vittime dell’attacco di Israele contro Hamas.

Nel contesto europeo Meloni è sempre più isolata, soprattutto dopo che molti paesi, tra cui Francia, Regno Unito e Spagna hanno riconosciuto lo stato palestinese. “Ha fatto dichiarazioni critiche, ma non sta esercitando pressioni su Israele, come invece fanno gli altri stati europei”, sottolinea Albertazzi.

“Io personalmente continuo a considerare che il riconoscimento della Palestina in assenza di uno stato che abbia i requisiti della sovranità non risolva il problema, non produca risultati tangibili, concreti per i palestinesi”, ha dichiarato la presidente del consiglio il 23 settembre, precisando che Roma riconoscerà la Palestina quando Hamas libererà tutti gli ostaggi e sarà escluso da qualsiasi governo futuro.

Parole dure

Dopo essere stata una convinta sostenitrice di Netanyahu, Meloni ha progressivamente criticato l’approccio del governo israeliano, definendo ingiustificabile e sproporzionata l’offensiva dello stato ebraico. Resta il fatto che il governo italiano non ha fatto molto per spingere Netanyahu a cambiare direzione.

Israele ha negato il coinvolgimento dei suoi soldati nei crimini di guerra commessi nell’enclave assediata, sostenendo che Hamas nasconde militanti e armi nelle infrastrutture civili.

La segretaria del Partito democratico Elly Schlein, presente il 3 ottobre alla manifestazione di Roma, ha criticato l’atteggiamento del governo e ha espresso solidarietà “alle attiviste e agli attivisti della flotilla che hanno subìto dalla presidente Meloni attacchi più duri e parole più dure di quante ne abbia mai avute per i crimini di Netanyahu a Gaza e in Cisgiordania”.

Secondo Albertazzi, difficilmente Meloni cambierà strategia: “Non vuole dare l’impressione di fare un passo indietro a causa degli scioperi. L’Italia resta saldamente al fianco degli Stati Uniti e aspetta che gli americani intervengano”. ◆ as

Ha collaborato Giuliana Ricozzi. © The Financial Times Limited 2025. All Rights Reserved. Il Financial Times non è responsabile dell’accuratezza e della qualità di questa traduzione.

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Questo articolo è uscito sul numero 1635 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati