Izumi ha perso il marito e il lavoro. Passa il tempo a cucire pupazzi di stoffa e a chiedersi come abbia trascorso 20 anni interpretando il ruolo della “donna di successo”. Da adolescente aveva voluto solo vincere, salire sempre più in alto e oggi non sa come interpretare la parte di “disoccupata, 34 anni”. Haruka ha avuto il cancro al seno. È grata al fidanzato che l’ha sostenuta durante la cura, e per ora è la gratitudine a tenere insieme la loro relazione. Eppure la irrita che Hyosuke preferisca che la malattia resti un segreto: “Non è facile essere amati”, pensa. I dilemmi delle donne che lavorano raccoglie cinque racconti di Fumio Yamamoto (1962-2021), pubblicati nel 2000 sull’onda lunga lasciata dallo scoppio della bolla economica giapponese. Il Giappone e i suoi scrittori convivono da tempo con il declino economico e 25 anni dopo la prima uscita questa raccolta ha mantenuto pienamente tutta la sua forza. Il libro esplora anche le aspettative delle donne giapponesi nel dopoguerra: c’è quella che riduce l’orario di lavoro dopo la maternità; l’altra che valuta di sposare un fidanzato problematico pur di lasciare il padre violento; una terza che torna al lavoro ma continua a fare la casalinga a tempo pieno. Molte si scontrano con capi che danno per scontate le dimissioni dopo il matrimonio o colleghi che trovano “antipatiche” le lavoratrici. Queste storie di sessismo degli anni novanta parlano chiaramente anche ai lettori del 2025. Alison Fincher, Asian Review of Books

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Questo articolo è uscito sul numero 1641 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati