Esiste un legame evidente fra tre notizie che riguardano la Russia e l’Ucraina: la prima è la dichiarazione rilasciata il 19 novembre dal capo di stato maggiore francese, il generale Fabien Mandon, che ha sconvolto il paese affermando che la Francia dovrebbe “accettare di perdere i suoi figli” in guerra. Poi c’è l’ordigno esploso lungo la tratta ferroviaria tra Varsavia e Lublino, in Polonia, attribuito alla Russia dal governo di Varsavia. Infine c’è il nuovo piano russo-statunitense per l’Ucraina, respinto da Kiev e dagli europei perché somiglia molto a una richiesta di capitolazione.
Trarre conclusioni da queste notizie è più difficile. Perché il generale Mandon ha deciso di rilasciare quella dichiarazione proprio ora, tra l’altro davanti al congresso dei sindaci francesi, ovvero i rappresentanti eletti più vicini ai cittadini? È un modo di preparare la popolazione alla guerra? Il clamore provocato dalle sue parole merita una spiegazione.
Innanzitutto, bisogna tenere presente che le dichiarazioni degli ultimi due capi dell’esercito francese, il generale Thierry Burkhard e Mandon, vanno nella stessa direzione. “Dobbiamo prepararci a una guerra ad alta intensità, perché questa è la migliore soluzione per scongiurarla”, aveva detto Burkhard l’anno scorso, poco prima di lasciare il suo incarico. Il suo successore ha usato parole più pesanti, ma il succo è lo stesso.
Il messaggio è quello di due capi militari consapevoli del fatto che la dissuasione è efficace solo se si è pronti e se l’avversario lo crede. La Francia, come gli altri paesi europei, oggi è poco credibile agli occhi di Vladimir Putin. Così come il presidente russo ha pensato di poter conquistare l’Ucraina in pochi giorni, oggi può convincersi che gli europei siano incapaci di resistere, soprattutto se gli Stati Uniti si faranno da parte.
La guerra è davvero alle porte? Naturalmente no, ma la realtà, come hanno sottolineato i polacchi in settimana dopo il sabotaggio della ferrovia, è che “l’Europa non è in guerra, ma nemmeno in pace”. I segnali non mancano, dai sorvoli dei droni alla guerra dell’informazione.
Le dichiarazioni del generale Mandon non sono un appello a scatenare una guerra contro la Russia, ma un invito a prepararsi nel caso in cui nei prossimi anni Mosca volesse mettere alla prova l’Europa. A quel punto sarà troppo tardi per prepararsi.
Il piano russo-statunitense costituisce il terzo pezzo del puzzle. Donald Trump non ha rinunciato al suo desiderio di trovare un’intesa con Putin, malgrado il fallimento dei precedenti tentativi. Il risultato è un piano che ricalca le ambizioni del Cremlino: cessione alla Russia dei territori che non ha conquistato, dimezzamento dell’esercito ucraino e assenza di truppe straniere per garantire la sicurezza dell’Ucraina dopo il cessate il fuoco.
Né Kiev né i paesi della coalizione dei volenterosi, l’alleanza coordinata da Francia e Regno Unito, accetteranno un piano che apre la porta ad altre guerre. Chi pensa che la faccenda riguardi solo l’Ucraina fa una scommessa rischiosa sul futuro della sicurezza del continente europeo.
Se questo confronto andrà avanti, per gli europei sarà impossibile non farsi carico della propria difesa davanti all’aggressività russa e al rischio di un allontanamento degli statunitensi. Tutto questo ha un costo che il generale Mandon ha illustrato in modo brutale.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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