Gli organizzatori della conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop30) in corso a Belém, in Brasile, speravano di riuscire a evitare le accese discussioni e i negoziati a oltranza che avevano caratterizzato le edizioni precedenti.
Ma a poche ore dalla conclusione prevista del vertice, sembra che anche stavolta ci sarà bisogno dei tempi supplementari.
La conferenza di Belém avrebbe dovuto essere “la Cop dell’implementazione”, e i lavori avrebbero dovuto concentrarsi soprattutto sulla definizione dei dettagli per l’attuazione di impegni già presi. Ma è proprio qui che è sorto il problema.
Nel 2023, alla Cop28 di Dubai, i paesi partecipanti avevano sottoscritto una dichiarazione in cui per la prima volta si impegnavano ad “allontanarsi” (transitioning away) dai combustibili fossili, principali responsabili delle emissioni di gas serra.
Questa formula, concordata dopo estenuanti discussioni, era stata definita un passo storico nella lotta al cambiamento climatico, ma finora non ha prodotto nessuna conseguenza concreta.
Alla conferenza successiva, svoltasi in Azerbaigian, un gruppo di paesi guidati dall’Arabia Saudita aveva infatti bloccato ogni tentativo di dare un seguito a quella dichiarazione.
Per evitare intoppi, gli organizzatori della Cop30 avevano evitato qualunque riferimento a questo punto nel programma ufficiale.
Muro contro muro
Lo stesso governo brasiliano è profondamente diviso sull’argomento: nonostante alcuni elementi, tra cui la ministra dell’ambiente Marina Silva, sostengano con convinzione l’abbandono delle fonti fossili, altri considerano queste risorse essenziali per lo sviluppo del paese.
Poco prima del vertice, la decisione di autorizzare la prospezione petrolifera al largo della foce del Rio delle Amazzoni ha suscitato accese polemiche.
Il tentativo di sorvolare sull’argomento è stato però vanificato il 18 novembre, quando un gruppo di paesi ha lanciato un appello chiedendo di stabilire una “roadmap” per concretizzare la transizione. Finora l’iniziativa ha ricevuto il sostegno di 83 stati, tra cui non c’è l’Italia.
Per cercare un consenso più ampio, l’Unione europea ha presentato una proposta che prevede di formulare un percorso a tappe per l’abbandono delle fonti fossili seguendo le indicazioni della scienza, ma senza imporre obiettivi vincolanti ai singoli stati. Ma questa apertura non è stata sufficiente a convincere i paesi petroliferi e gli altri scettici.
Dopo un fallito tentativo del presidente brasiliano Lula da Silva, gli organizzatori sembrano aver gettato la spugna: una bozza della dichiarazione finale pubblicata il 21 novembre non contiene nessun riferimento alla roadmap.
Ma questa rinuncia potrebbe non essere sufficiente a sbloccare l’impasse: alcuni dei paesi che avevano presentato la proposta iniziale hanno infatti minacciato di lasciare i negoziati se non sarà reinserita e, dato che il documento finale dev’essere approvato per consenso, se non si troverà un compromesso la Cop30 potrebbe chiudersi senza una dichiarazione condivisa.
Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta.
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