Un giorno il presidente venezuelano Nicolás Maduro dovrà rendere conto alla popolazione degli abusi che ha commesso e dovrà rispondere dello stato disastroso in cui lascerà il paese. La fine del suo governo autoritario sarebbe una buona notizia, ma non significa che Donald Trump ha un mandato per affrettare questo risultato con la forza. Eppure, da settimane, il presidente statunitense moltiplica le provocazioni nei confronti del Venezuela, a cominciare dalla distruzione di sei imbarcazioni accusate senza prove di essere legate al gruppo criminale Tren de Aragua. Il 16 ottobre ha anche ammesso di aver autorizzato la Cia, l’agenzia d’intelligence statunitense, a operare clandestinamente in Venezuela.
Quest’aggressività era stata annunciata dall’invio al largo delle coste venezuelane di una flotta composta da fregate, mezzi anfibi, un incrociatore e un sottomarino nucleare d’attacco, mentre alcuni aerei da combattimento F-35 sono stati schierati a Puerto Rico.
Trump accusa Caracas di collaborare con i trafficanti di droga, ma i suoi servizi d’intelligence non l’hanno confermato. Gli attacchi, che finora hanno provocato più di trenta vittime, hanno sollevato forti dubbi sulla loro legalità, anche perché non sono mai stati autorizzati dal parlamento. Il 9 ottobre il senato, controllato dai repubblicani, si è opposto a una risoluzione che riaffermava il primato del potere legislativo in questo ambito.
Le libertà che Trump si sta prendendo sono un problema. L’inserimento per decreto dei cartelli della droga nella lista delle organizzazioni terroristiche non gli dà carta bianca. A prescindere dagli effetti catastrofici del traffico di droga sulla società statunitense, è innegabile che l’esercito americano ha commesso omicidi mirati fuori da qualsiasi quadro legale, distruggendo imbarcazioni che non rappresentavano una minaccia diretta.
Consapevole di questa debolezza, l’amministrazione ha fatto circolare un progetto di legge che darebbe al presidente pieni poteri per condurre una guerra contro i cartelli della droga e contro qualsiasi paese accusato di agevolarli. Questo assegno in bianco potrebbe coprire un attivismo belligerante che somiglia sempre di più a un tentativo di rovesciare con la forza il regime di Caracas.
È un paradosso, visto che fino a pochi giorni fa Trump aspirava pubblicamente al premio Nobel per la pace. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1637 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati