Guillermo del Toro ha un’affinità con i mostri. Che si tratti di figure simpatiche come il tritone incompreso di La forma dell’acqua o dell’inquietante mangia-bambini di Il labirinto del fauno, del Toro li tratta tutti con venerazione. Non sorprende, quindi, che adattare il classico di Mary Shelley fosse un’ambizione a lungo accarezzata dal regista. Chi meglio di lui può trovare la bellezza nella creatura grottesca al centro della storia? Era più difficile aspettarsi che affidando a Jacob Elordi il ruolo del mostro creato dallo scienziato folle e motivato Frankenstein (Oscar Isaac) del Toro ci mettesse di fronte a un’innegabile bellezza fisica, invece che all’anima pura e incompresa delle precedenti incarnazioni. Il mostro è sexy. Del resto l’intero film trabocca di bellezza ricca, inquietante e macabra: non può che essere un film di del Toro. Si tratta di un’esperienza emozionante, coinvolgente e sensuale. Tuttavia, la narrazione è un po’ lenta e autoindulgente, e la durata non è giustificata.
Wendi Ide, The Observer

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1637 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati