Probabilmente stiamo per affrontare un futuro senza riviste, almeno quelle patinate: è un’era di entità mediatiche disincarnate; un vortice infernale di siti web, canali YouTube e, peggio ancora, podcast. Ma l’età d’oro delle riviste statunitensi è stata davvero scintillante. In Empire of the elite, Michael M. Grynbaum, giornalista del New York Times, ha scritto una cronaca vivace, seppur elegiaca, della Condé Nast, la casa madre di testate come Vogue, Vanity Fair, GQ, The New Yorker e altre, troppe delle quali ormai defunte. Il libro ripercorre la nascita e i primi decenni del gruppo editoriale, comprato dal magnate Samuel Irving Newhouse nel 1959; i drammi e i trionfi dei decenni di prosperità sotto la guida del suo erede, Samuel Irving Jr.; infine le morti (i giornali Allure, Details, Domino, Lucky, Portfolio e Self, tutti chiusi, oltre a quella di Newhouse Junior, nel 2017 all’età di 89 anni) e le diminuzioni di questo secolo, tra cui la “crisi umanitaria” che si è consumata quando è stata interrotta la fornitura illimitata di bottiglie di Orangina in ufficio.
The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1623 di Internazionale, a pagina 113. Compra questo numero | Abbonati