Il pianista austriaco Alfred Brendel è morto a Londra il 17 giugno. Aveva 94 anni. Questo album raccoglie materiale dal vivo e radiofonico. Brendel dice che “riproduce le mie intenzioni musicali in modo più fedele rispetto alle registrazioni in studio”: sono d’accordo. Le Variations sérieuses di Mendelssohn (1990) sono intense e timbricamente varie. La presa di suono leggermente distante contribuisce all’impatto quasi orchestrale delle due Elegie di Busoni (1997). Brendel non ha suonato molto Chopin e qui l’Andante spianato e Grande polonaise (1968) è virile e giocoso. Rispetto alle altre tre registrazioni di Brendel della sonata op. 101 di Beethoven, questa (1992) ha un movimento iniziale più veloce, fluido e sereno e un’articolazione più varia nel finale fugato. Il pezzo forte sono le Variazioni Diabelli (2001), che il pianista considera le migliori tra le sue quattro versioni pubblicate. Sono certamente le più spontanee per tempi, caratterizzazione e dinamica. Tecnicamente, le dita settantenni di Brendel funzionano a pieno regime, nonostante qualche piccolo segno di cedimento. Gli ammiratori ci troveranno molto da apprezzare. Jed Distler, ClassicsToday
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Questo articolo è uscito sul numero 1619 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati