Kai Slater, chitarra e voce di questa band post-punk statunitense, produce anche la fanzine Hallogallo, ispirata da un pezzo dei Neu!. È fatta a mano e contiene l’energia di una giovane scena musicale “do it yourself” che arriva da Chicago. Il debutto dei Lifeguard è come Hallogallo: nonostante il metodo suoni familiare, alla fine è un disco che grazie alla convinzione e all’intensità risulta essenziale: questo è un raro album moderno che fa suonare l’indie-rock come una cosa importante per la vita. It will get worse comincia pigramente, ma il ritmo cambia presto, spinto da percussioni iperat­tive e una linea di basso semplice ma devastante. Questo trio non punta sul rumore fine a se stesso e sull’atonalità ma sui ganci melodici, che sembrano spuntare dal nulla. Un’altra questione è quanto siano bravi i Lifeguard a cantare gli “oh”, pronunciandoli con esperta nonchalance. Fanno intendere che non servono troppe parole se sai fare bene il suono di una vocale. Ripped and torn poteva durare più della sua mezz’ora ma invece distribuisce raffiche di rumore in tre intermezzi. È un album fatto con la stessa attenzione e cura di un adolescente davanti a una Risograph per stampare la sua rivista. Alex Robert Ross, Pitchfork

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Questo articolo è uscito sul numero 1619 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati