We move (2022), la fortunata raccolta di racconti di Gurnaik Johal, era ambientata nella comunità degli immigrati della zona ovest di Londra. Una comunità che conosce bene visto che ne fa parte. Anche il suo primo romanzo, Saraswati, è popolato da un nutrito gruppo di indiani della diaspora, persone sparse in giro per il mondo che, senza saperlo, hanno qualcosa in comune: il dna. Sono infatti i discendenti di un matrimonio tra persone di caste diverse, proibito nel Punjab dell’ottocento. Sejal e Jugaad hanno avuto sette figli, a ognuno dei quali hanno dato il nome di un fiume. Un secolo e mezzo dopo, tra i loro discendenti ci sono un musicista canadese, un archeologo keniano e un entomologo mauriziano. A collegarli ci pensa un giornalista indiano che viaggia dalle isole Svalbard a un arcipelago dell’oceano Indiano. Saraswati fa parte di un genere letterario molto diffuso, ancora senza nome, che intreccia storie ambientate in paesi, continenti e addirittura epoche diverse, per affrontare temi attuali della nostra società.
The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1619 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati