Ermochenko, Reuters/Contrasto

Mentre la diplomazia tace, continuano gli attacchi russi sulle città ucraine. Nella notte tra il 16 e il 17 giugno centinaia tra droni e missili hanno colpito Kiev, uccidendo almeno 28 persone e ferendone più di 130. Il giorno prima nelle regioni di Zaporižžja, Cherson e Donetsk ( nella foto )c’erano state sei vittime e 18 feriti. Mosca avanza anche con le forze di terra, che sono arrivate ai confini della regione di Dnipropetrovsk. Il ministero della difesa russo sostiene che le sue truppe sono entrate nella regione, mentre Kiev afferma che la situazione è “tesa”, ma che le forze ucraine stanno respingendo gli occupanti. Il 15 giugno si è anche concluso lo scambio dei resti dei soldati e dei civili uccisi in guerra negoziato nell’ultimo vertice di Istanbul. Kiev ha ricevuto i corpi di 1.245 persone. Sono fermi invece gli aiuti militari che Kiev aspetta da Washington. “Negli ultimi cinque mesi gli Stati Uniti non hanno annunciato nessun pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina, spingendo Kiev a cercare soluzioni alternative. Ma il tempo stringe: i russi avanzano sul fronte orientale e preparano un’offensiva estiva”, scrive il Kyiv Independent. “Da quando è tornato alla Casa Bianca, Donald Trump ha adottato una strana strategia per mettere fine alla guerra, aspettandosi che Mosca si fermi da sola. Kiev potrà solo prepararsi al peggio se gli Stati Uniti non le daranno ulteriore assistenza”.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1619 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati