Lo scrittore olandese Mathijs Deen aveva inizialmente l’intenzione di descrivere il fiume Reno come un essere vivente, nato e destinato un giorno a morire. Ma, dopo aver parlato con il geoscienziato Kim Cohen, ha dovuto abbandonare quest’idea. Il Reno non ha un’origine, né fisica né storica, è un mito ottocentesco. Non esiste un punto preciso in cui il fiume nasca. Ci sono molti luoghi in cui il Reno è solo un ruscello stretto, facile da scavalcare. Ma queste numerose sorgenti non possono essere definite un’origine. La sua vera sorgente è la pioggia, che cade su tutto il bacino idrografico. Non è neanche possibile indicare un inizio temporale: pioveva e l’acqua scorreva verso il mare, dall’alto verso il basso, ben prima della formazione delle Alpi. Durante le glaciazioni, il mare era molto più lontano: il mare del Nord era terra. Deen riesce a rendere comprensibile l’immensità del territorio descrivendone ogni angolo. L’insieme – che si estende dalla Svizzera alla Francia settentrionale, a gran parte della Germania e metà dei Paesi Bassi – ha la forma di un orso che pattina sul ghiaccio. Questa figura è disegnata sulla mappa all’inizio del libro. I racconti che compongono questo libro sono meravigliosi, ma nel complesso hanno anche qualcosa di arbitrario. Tuttavia, ancora una volta, Deen dimostra di sapere come far rivivere la storia da una prospettiva originale e come coinvolgere il lettore.
Alek Dabrowski, Boekenkrant
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Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati