Nel luglio 2010 l’Fbi arrestò una decina di spie russe che vivevano da decenni negli Stati Uniti, sotto mentite spoglie. Abitavano in luoghi anonimi come Hoboken, nel New Jersey, ed erano conosciuti come illegal. Nella suo meticoloso e documentato libro The illegals il giornalista del Guardian Shaun Walker ha chiarito che quelle talpe della porta accanto non erano un rimasuglio della guerra fredda, ma facevano parte attiva di un programma sovietico di sistematica infiltrazione nella società occidentale risalente al 1922 e che, da Lenin a Putin, non è mai stato cancellato. Walker ne ha ricostruito la storia mostrando come spesso abbiano avuto un ruolo in eventi di primo piano, ma descrivendo anche le loro debolezze, il prezzo psicologico da pagare per aver vissuto nella menzogna per decenni. Si scopre così come l’amore sia una specie di kryptonite per questi anonimi supereroi, attori che non possono mai abbandonare il loro personaggio se non per pochi minuti passati con il loro referente. Solo in quei brevi momenti tornano a essere loro stessi. The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati