La raffica di dazi imposta il 2 aprile dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump non è solo una sciocchezza sul piano economico, ma è anche ingiusta, perché colpisce con prepotenza i paesi più poveri. Nella sua battaglia contro il resto del mondo, accusato di “imbrogliare” gli Stati Uniti, Trump non ha fatto distinzioni: ha messo i paesi poveri sullo stesso piano delle economie più sviluppate. Anzi, forse li ha trattati ancora più duramente.

Come se il terremoto che il 28 marzo ha colpito la Birmania non fosse stato già abbastanza tragico, il paese ha subìto l’imposizione di dazi del 45 per cento. Durante la presentazione della sua politica commerciale, nel Rose garden della Casa Bianca, Trump ha detto: “Guardate la Cambogia: dazi del 97 per cento”. Poi, fingendosi misericordioso, ha aggiunto: “Scendiamo al 49 per cento”. Sulle importazioni dallo Sri Lanka, che nel 2022 si è dichiarato insolvente, peserà un’imposta proibitiva del 44 per cento. Il Lesotho, che si credeva al sicuro grazie a un accordo commerciale negoziato nel 2000 con il presidente statunitense Bill Clinton, dovrà affrontare dazi del 50 per cento. Considerando che gli Stati Uniti sono la seconda destinazione delle sue esportazioni, è un colpo fatale per l’economia di questo piccolo paese africano. La lista degli stati colpiti dalla politica della prima potenza mondiale, il cui pil pro capite è tra i più alti del mondo, è lunga: Madagascar, Siria, Iraq, Angola, Bangladesh.

La follia protezionistica di Trump rischia di avere effetti devastanti anche sulla crescita dell’Unione europea, della Cina e degli Stati Uniti stessi, ma questi paesi si riprenderanno. Per quelli in via di sviluppo, molto più fragili, le conseguenze potrebbero essere drammatiche in termini di povertà, disoccupazione e instabilità politica. Il colpo è ancora più forte perché arriva dopo i tagli voluti da Trump ai finanziamenti dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid). Già privati di assistenza umanitaria e sanitaria, per decine di paesi le entrate del commercio con gli Stati Uniti sono preziose. Ora che ha costretto la parte più povera del pianeta a implorare clemenza, Trump si sentirà onnipotente. Ma sul lungo periodo gli Stati Uniti pagheranno cara quest’arroganza: molti paesi gli volteranno le spalle, probabilmente avvicinandosi alla Cina. L’uomo che voleva rendere di nuovo grande l’America, sta indebolendo il suo paese, con un’arroganza imperdonabile. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1609 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati