Negli Stati Uniti è stato confermato un terzo caso d’influenza aviaria H5n1, un virus che si sta diffondendo rapidamente tra le mucche da latte. Le persone colpite lavorano in aziende casearie e probabilmente sono state contagiate tramite contatto con animali infetti. Pur non essendoci ancora prove della trasmissione da un essere umano all’altro, le autorità sanitarie sono in stato di massima allerta.

I virus influenzali colpiscono molte specie. Quando uno fa il salto e ne raggiunge una nuova può rivelarsi particolarmente letale. L’H5n1 ha un alto potenziale pandemico, perché gli umani non hanno alcun tipo d’immunità a questo virus. Da quando è stato scoperto nelle oche in Cina, trent’anni fa, ci sono state circa novecento infezioni umane note, di solito dovute al contatto con pollame o altri volatili infetti. Quasi la metà è risultata fatale.

Nel 2022 il virus ha cominciato a dilagare tra gli uccelli selvatici, che l’hanno diffuso nel mondo trasmettendolo a vari mammiferi, pollame e visoni allevati. Siccome nel pollame è altamente letale, gli allevamenti di Europa, Stati Uniti e Asia hanno dovuto abbattere centinaia di milioni di capi. A primavera è comparso tra le mucche di un allevamento del Texas, e da allora è stato individuato in almeno nove stati americani. All’inizio di maggio il 20 per cento dei campioni di latte prelevati dai negozi degli Stati Uniti conteneva il virus (che è ucciso dalla pastorizzazione).

Gli allevatori hanno evitato di testare le mucche per paura di perdere profitti. Anche il monitoraggio dei contagi tra i dipendenti è stato insufficiente. Inoltre molti lavoratori sono immigrati irregolari che non parlano inglese e perderebbero il salario se fossero messi in quarantena, quindi convincerli a fare il tampone è stato difficile. Gli scienziati hanno cominciato a cercare il virus nelle acque reflue, ma questo metodo non permette d’individuarne la provenienza. Se l’H5n1 “si stesse diffondendo tra le persone lo sapremmo”, sostiene l’epidemiologa Jennifer Nuzzo. Nonostante la mancanza di tamponi, e visto che negli allevamenti sono tante le persone a contatto con le mucche infette, è incoraggiante sapere che finora sono stati confermati solo tre contagi, dice l’esperto di biologia evolutiva Michael Worobey. Se i sintomi fossero gravi ormai i medici sarebbero a conoscenza di molti più casi.

Due dei lavoratori contagiati hanno come unico sintomo la congiuntivite. Le cellule dell’occhio umano hanno dei recettori presenti anche in quelle degli uccelli. Significa che l’H5n1 può infettare una persona attraverso l’occhio senza dover sviluppare mutazioni specifiche. Lo stesso vale per le cellule dei polmoni, motivo per cui in passato il virus ha causato infezioni gravi in tante persone che l’avevano preso dagli uccelli.

Combinazioni imprevedibili

Tuttavia le cellule del nostro tratto respiratorio superiore non hanno quei recettori. Quindi, per potersi diffondere attraverso tosse e starnuti, il virus deve acquisire delle mutazioni che gli consentano d’infettarle. Finora dall’analisi del genoma dei campioni di H5n1 raccolti negli allevamenti statunitensi non ne è emerso nessuno con queste mutazioni.

La presenza dell’H5n1 negli allevamenti in cui lavorano tante persone, però, moltiplica le possibilità che ne possa comparire una variante adattata a noi. Un’eventualità è la comparsa di una versione ricombinante in un individuo già infettato dalla normale influenza. Nell’attaccare una cellula, infatti, i virus si scambiano pezzi di codice genetico, per cui l’H5n1 potrebbe acquisire i geni che rendono l’influenza stagionale altamente contagiosa.

In ogni caso l’epidemia negli Stati Uniti è un brutto segnale per la prevenzione di una futura pandemia, che sia di H5n1 o di un altro virus. “Prima di essere indi­viduata questa malattia si è diffusa per mesi sotto il nostro naso in un ospite del tutto nuovo”, commenta Worobey. I sistemi di monitoraggio in grado di tracciare la diffusione di nuovi agenti patogeni negli allevamenti sono l’unico modo per impedire future pandemie. Senza questo strumento, la prossima potrebbe cominciare in Texas come a Wuhan. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1566 di Internazionale, a pagina 109. Compra questo numero | Abbonati