La chiusa e la diga di Winfield, in Missouri, sono una dimostrazione di quanto le infrastrutture degli Stati Uniti possano essere solide. Lunga quasi quattrocento metri, la struttura di acciaio e cemento sul fiume Mississippi è uno snodo cruciale della rete che collega i campi del midwest ai porti del sud, da dove le merci vengono spedite verso i mercati asiatici. Da Winfield passa il 60 per cento delle esportazioni di mais e soia degli Stati Uniti. Ma l’impianto ha quasi un secolo di vita, e gli ingegneri fanno molta fatica a farla funzionare. La chiusa ha la stessa capacità di quando è stata costruita, ma le navi nel frattempo sono diventate più grandi. “Quante autostrade costruite in quel periodo hanno ancora lo stesso numero di corsie?”, chiede Andy Schimpf, dirigente dell’impianto. La soluzione potrebbe essere vicina. Il 5 novembre 2021 la camera dei rappresentanti ha approvato un piano da mille miliardi di dollari per rinnovare e migliorare le infrastrutture statunitensi. Schimpf è convinto che una parte di quei soldi servirà a ricostruire la struttura di Winfield.
Un altro new deal
La legge stanzia quaranta miliardi di dollari per riparare i ponti, settanta miliardi per rafforzare il trasporto passeggeri su rotaia – sia per superare i problemi di manutenzione sia per portare il servizio in nuove aree – e altri 65 miliardi per portare la connessione internet veloce a ogni statunitense. La lista va avanti ed è lunga: dalle autostrade agli aeroporti, dalla rete elettrica alle condutture idriche.
Per Biden e il Partito democratico è la prima grande vittoria legislativa dopo il pacchetto di aiuti economici – sostanzioso ma a breve termine – approvato dal congresso all’inizio dell’anno. Il progetto rappresenta metà del programma politico del presidente. Nelle ultime settimane l’attenzione si è concentrata sull’altra metà: il piano da 1.750 miliardi di dollari per allargare la rete di protezione sociale, per esempio garantendo l’accesso universale alla scuola per l’infanzia, e finanziare progetti legati alle energie rinnovabili. Riparare ponti e autostrade sembra meno interessante che affrontare la crisi climatica e rafforzare lo stato sociale, ma è altrettanto importante.
Per anni le infrastrutture degli Stati Uniti hanno sofferto per la mancanza di investimenti. Secondo la American society of civil engineers (Asce), per farle tornare all’altezza delle loro funzioni servirebbero 2.600 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Il progetto di Biden non risolverà tutti i problemi, ma potrebbe avviare un processo che, se ben sostenuto e applicato, avrebbe effetti significativi. Secondo Adie Tomer del Brooking institution, è una spesa paragonabile al new deal, il programma di riforme che contribuì a risollevare gli Stati Uniti dopo la grande depressione degli anni trenta.
Il provvedimento avrà un impatto non irrilevante sulla crescita economica. Secondo Ellen Zentner, analista della Morgan Stanley, un aumento di cento miliardi di dollari all’anno nella spesa per le infrastrutture determina un aumento della crescita di circa lo 0,1 per cento, una percentuale che può diventare più elevata se si riescono a incentivare gli investimenti del settore privato.
Poche tasse
Naturalmente è fondamentale che i soldi siano spesi nel modo giusto. Considerando la carenza di investimenti degli ultimi anni, non dovrebbe essere difficile trovare progetti su cui investire. In media negli Stati Uniti ogni due minuti si rompe un’importante conduttura idrica, e secondo l’Asce quasi metà delle strade è in pessime condizioni. In alcuni casi gli investimenti non produrranno nuova crescita ma sosterranno i punti di forza del paese. Prendiamo il caso delle chiuse dell’alto Mississippi, indispensabili per permettere alla soia americana di competere con quella brasiliana. Nel paese sudamericano la manodopera costa molto meno, ma gli Stati Uniti hanno trasporti decisamente migliori. Si capisce, dunque, perché è importante prendersi cura delle chiuse. “Se dovessero fermarsi anche solo per qualche mese costerebbe miliardi di dollari”, dice Steve Censky, amministratore delegato dell’Associazione della soia americana.
L’attuazione del piano comporterà inevitabilmente dei problemi. Raddoppiare all’improvviso la spesa federale per le infrastrutture causerà degli sprechi. Spesso i costi eccessivi finiscono per compromettere i progetti infrastrutturali. Secondo l’istituto di ricerca Transit costs project, negli Stati Uniti i costi di costruzione delle rotaie sono più alti rispetto a quasi tutti gli altri paesi. Negli ultimi decenni anche il costo per realizzare autostrade è schizzato alle stelle. Sicuramente non aiuta il fatto che chiunque può avviare un’azione legale contro un’opera pubblica in costruzione vicino a casa sua. E il contesto globale non aiuta: la congestione della catena di distribuzione ha un impatto negativo sulla costruzione di una normale abitazione, figurarsi su un’infrastruttura complessa.
Ma bisogna essere realisti. Alla fine la cifra che gli statunitensi spendono per le infrastrutture è una conseguenza diretta delle tasse che sono disposti a pagare. Cioè poco, rispetto ad altri paesi ricchi. “Tra dieci anni penso che ci guarderemo indietro e considereremo questo progetto un investimento storico, una grande espansione di opere che erano state trascurate”, sostiene Austan Goolsbee, economista dell’università di Chicago ed ex consulente di Barack Obama durante la sua presidenza. “Ma gli statunitensi continueranno comunque a lamentarsi e a chiedersi: ‘Perché non abbiamo treni ad alta velocità in tutto il paese?’”. In ogni caso riparare le strade, ingrandire i porti e stendere cavi per la banda larga è sicuramente meglio che non farlo. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1435 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati