Nel luglio 1971 il consigliere statunitense per la sicurezza nazionale Henry Kissinger s’imbarcò in una missione segreta a Pechino che portò al riavvicinamento tra Stati Uniti e Cina. Mezzo secolo dopo il disgelo è finito. Il filo conduttore dei primi viaggi all’estero di Joe Biden da presidente è il bisogno di un’alleanza tra le democrazie contro il crescente potere dei regimi autoritari, in primo luogo la Cina. Anche se l’atteggiamento di Pechino sulla pandemia, il commercio, i diritti umani e altri temi ha suscitato forti preoccupazioni a livello internazionale, la questione di fondo è la sua ascesa e il declino della potenza statunitense, diventato più evidente durante la presidenza di Donald Trump.
Biden ha cercato di distinguersi dal predecessore, ma sulla Cina il suo atteggiamento non è molto diverso. Anche lui si lascia guidare dalla politica interna: la linea dura contro Pechino offre l’opportunità di un consenso trasversale in un paese profondamente diviso. Gli Stati Uniti sanno che devono cooperare con la Cina sulla crisi climatica e dicono di non volere una guerra fredda. Ma i toni bellicosi hanno avuto ampie ripercussioni, e gli statunitensi di origine asiatica hanno dovuto affrontare ostilità e attacchi. In Europa Biden può sfruttare l’opportunità offerta dalla reazione contro la diplomazia aggressiva della Cina. Il tentativo di Pechino di estendere la sua influenza sembra vacillare: il parlamento europeo ha congelato un accordo sugli investimenti in seguito alle contro-sanzioni cinesi relative alla repressione degli uiguri. Il 14 giugno i leader della Nato hanno definito la Cina una minaccia alla sicurezza internazionale. Ma su questo punto le divisioni tra gli alleati sono evidenti: gli istinti strategici e gli interessi commerciali dei paesi europei non li incoraggiano ad allinearsi completamente alla posizione statunitense. È vero che le democrazie devono serrare le file sulle questioni importanti, ma gli europei hanno ragione a essere prudenti, anche perché non sanno che tipo di presidente potrebbe avere l’America tra quattro anni.
Come ha ammesso Biden, la sfida con la Cina sarà in gran parte decisa dal successo degli Stati Uniti e dall’immagine che daranno di sé. Anche se la percezione del paese è migliorata dopo l’elezione di Biden, all’estero solo una piccola minoranza considera la democrazia americana un esempio da seguire. L’America è tornata, ci è stato detto. Ma oggi viviamo in un mondo multilaterale, e la sua posizione dipenderà non solo dalla ricerca della superiorità economica e tecnologica, ma anche dalla capacità di guarire la sua politica e la sua società. ◆ gac
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Questo articolo è uscito sul numero 1414 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati