C’è un verso che colpisce subito nel brano Smile, che fa parte del nuovo album dei Wolf Alice: “Sono quello che sono e mi va bene. Se non ti piaccio, non m’interessa”. Roba un po’ da sbruffoni, se pensiamo a quanto siano stati sempre dei comunicatori prudenti. Dopo il successo dei primi due album, la vittoria dei Mercury prize nel Regno Unito e una nomination ai Grammy awards, i Wolf Alice hanno fatto tanta strada per essere quello che una volta avremmo chiamato un gruppo indie. A prima vista incarnano bene lo spirito musicale degli anni venti, in cui le aspirazioni tranquille sono preferibili al glamour. La leader della band, Ellie Roswell, canta delle frustrazioni quotidiane di una ventenne e i punti di riferimento sono il grunge e lo shoegaze, con un tocco di Elastica e punk. Blue weekend però è un album che punta in alto. Il produttore è Markus Dravs (Arcade Fire, Coldplay, Björk), cioè il tipo che chiami quando vuoi spingerti un po’ in avanti. Inoltre la pandemia gli ha lasciato più tempo per perfezionare in studio quello che in passato avrebbero già considerato finito. Nel loro caso non c’è discrepanza tra ambizione e abilità, tutto sembra funzionare perfettamente. Blue weekend è il suono di una band che fa quello che fa alla grande, tanto da costringere anche il più fermo bastian contrario ad ammetterlo. Per questo la spacconata di Smile ha senso. Alexis Petridis,The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1413 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati