L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) è stata fondata nel 1974 per assicurare l’approvvigionamento globale di petrolio a prezzi contenuti. Quasi mezzo secolo dopo la Iea ha invertito la rotta: in un piano d’azione per l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra entro il 2050, afferma che le aziende petrolifere dovranno cancellare tutti i nuovi progetti per l’estrazione di petrolio, gas e carbone. Anche le nuove centrali a carbone dovranno essere abbandonate, a meno che non siano dotate di costosi apparati per bloccare le emissioni.
Da anni i ricercatori sostengono che la maggior parte delle riserve di combustibili fossili dovrà rimanere nel sottosuolo se vogliamo mantenere sotto controllo il riscaldamento globale. Nel 2018 un rapporto delle Nazioni Unite ha stabilito che le emissioni globali dovranno quasi dimezzarsi entro il 2030 e raggiungere lo zero netto entro il 2050 per avere una possibilità di rispettare gli impegni presi con l’accordo sul clima di Parigi. Il rapporto della Iea riconosce che per raggiungere questi obiettivi bisogna limitare sia l’offerta sia la domanda di combustibili fossili. Non è certo un compito facile: i rischi sono risultati evidenti nei giorni scorsi, quando negli Stati Uniti gli automobilisti hanno preso d’assalto le stazioni di servizio dopo che un attacco informatico aveva bloccato un oleodotto. La buona notizia è che, come ha affermato la Iea in un altro rapporto, la crescita eccezionale registrata dalle energie rinnovabili nel 2020 è destinata a diventare la norma. Negli ultimi tre anni molti paesi hanno stabilito degli obiettivi per l’azzeramento delle emissioni nette. Il problema è che questi obiettivi non sono stati accompagnati da misure concrete per realizzarli. La Danimarca è uno dei pochi paesi ad aver bloccato l’assegnazione di licenze di sfruttamento di gas e petrolio. Negli Stati Uniti Joe Biden ha imposto una moratoria temporanea sulle nuove concessioni. Ma c’è ancora molto da fare, e superare la dipendenza dai combustibili fossili sarà molto più difficile nei paesi che non hanno la potenza economica degli Stati Uniti.
Uno dei compiti più difficili della conferenza sul clima in programma a novembre a Glasgow sarà fare in modo che i paesi ricchi mantengano l’impegno d’investire miliardi di dollari negli stati più poveri per aiutarli a passare a forme più pulite d’energia. La crisi del covid-19 ha mostrato che i governi possono mettere in campo migliaia di miliardi di dollari per evitare un disastro. I cambiamenti climatici sono a loro volta un’emergenza, anche se meno immediata. Il piano d’azione della Iea dovrebbe far capire ai governi di tutto il mondo che l’era dei combustibili fossili deve finire il prima possibile. ◆ ff
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Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati