“Alla fine di marzo, vantandosi in modo prematuro di poter risolvere la disputa di confine con l’Uzbekistan attraverso uno scambio di terre, il capo del comitato per la sicurezza nazionale del Kirghizistan, Kamchybek Tashiev, ha proposto una soluzione simile anche per il confine con il Tagikistan. Un mese dopo, l’area che Tashiev aveva suggerito di barattare è stata al centro del peggiore scontro degli ultimi anni tra i due paesi”, scrive The Diplomat. Le tensioni durano da trent’anni, ma recentemente le cose sono peggiorate: la frontiera non definita, insieme al nazionalismo e alla cattiva amministrazione da entrambi i lati del confine sono sfociati in violenza. Secondo le autorità, negli scontri sono morte almeno 46 persone, 34 in Kirghizistan e 12 in Tagikistan, centinaia di persone sono rimaste ferite e decine di case sono state distrutte. Al centro degli scontri, c’è l’accesso alle infrastrutture idriche nella zona contesa. Le due parti hanno concordato un cessate il fuoco ma, conclude Diplomat, è difficile immaginare una soluzione che soddisfi entrambi i paesi ed è improbabile che le tendenze nazionalistiche dei due presidenti, il tagico Emomali Rahmon e il kirghizo Sadyr Japarov, si attenuino. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1408 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati