◆ Nuovi progetti di estrazione del petrolio potrebbero partire presto in un’ampia area dell’Africa meridionale. Le prime esplorazioni sono avvenute nel nordest della Namibia, vicino al fiume Okavango, ma il progetto coinvolge anche il vicino Botswana. La regione, che fa parte del deserto del Kalahari, è poco abitata. I circa duecentomila residenti si dedicano all’agricoltura e soprattutto al turismo, grazie alla ricca fauna selvatica che attira visitatori da tutto il mondo. Finora sono stati scavati tre pozzi in Namibia, all’insaputa degli abitanti. Secondo Yale Environment 360, la popolazione non è stata consultata e neanche messa al corrente dei piani futuri. Nella zona potrebbero essere costruiti centinaia di pozzi, oltre a oleodotti e strade. Si prevede che il bacino possa produrre complessivamente 120 miliardi di barili di petrolio equivalenti.
Tuttavia, le infrastrutture necessarie all’estrazione potrebbero frammentare il territorio, minacciando lo stile di vita tradizionale di alcune comunità. La regione rischierebbe di perdere parte della sua fauna selvatica. E per l’estrazione del petrolio potrebbe essere necessario ricorrere al fracking (fratturazione idraulica), una tecnica che richiede grandi quantità di acqua: a causa dell’aridità della regione, bisognerebbe importarla. L’Unesco ha già espresso forte preoccupazione per il progetto. Il National Geographic scrive che si stanno mobilitando anche alcuni movimenti per il clima, tra cui Fridays for future.
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Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati