Nel luglio 2020 gli stati dell’Unione europea hanno trovato un’intesa sul principio di un indebitamento comune per finanziare un piano di rilancio da 750 miliardi di euro per le economie più colpite dalla pandemia. Quell’accordo è stato giustamente definito storico. L’inedita solidarietà finanziaria tra i ventisette apriva la strada a una nuova fase dell’integrazione europea. Nove mesi dopo, però, le somme promesse tardano ad arrivare e l’entusiasmo ha ceduto il passo all’impazienza.

Il processo ha appena raggiunto una tappa decisiva. Il 28 aprile Germania, Francia, Italia e Spagna hanno presentato alla Commissione europea i loro piani d’investimento. Una decina di altri paesi farà lo stesso entro la fine della settimana. Anche se sono troppi gli stati in ritardo, si può ipotizzare che i primi versamenti arriveranno entro la fine dell’estate. La volontà della Commissione di dare la precedenza alla transizione ecologica e digitale complica il processo decisionale. Ma questo vincolo costituisce una garanzia sull’impiego dei fondi ed era una delle condizioni poste dai tanti paesi che in precedenza erano stati ostili a qualsiasi proposta di solidarietà finanziaria.

Il paragone con la nuova amministrazione statunitense, che non ha esitato a intervenire in modo consistente, va usato con cautela. Le migliaia di miliardi sbloccate da Washington sono destinate a finanziarie misure che fanno già parte del modello di protezione sociale europeo o che sono state introdotte dai governi europei fin dall’inizio della crisi. Il piano d’investimenti promesso da Biden non è ancora stato presentato al congresso, mentre l’Europa è nella fase finale del processo.

A differenza di quanto è successo dopo la crisi finanziaria del 2008, l’Europa ha reagito con decisione. Non è un caso se la retorica sovranista e antieuropea ha perso forza, soprattutto in Francia e in Italia. “Per l’Europa è l’occasione del secolo”, ha riassunto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. È su questa scala che va giudicata la complessità del rilancio. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati