Il 15 aprile un uomo ha aperto il fuoco in uno stabilimento della FedEx a Indianapolis, uccidendo otto persone e ferendone sette, poi si è tolto la vita. L’autore della strage, Brandon Scott Hole, aveva 19 anni e per un periodo aveva lavorato nella struttura. È la terza strage in città dall’inizio dell’anno, l’undicesima in tutto il paese. A marzo del 2020 la madre di Hole aveva chiamato la polizia dicendo che suo figlio aveva problemi mentali ed era in possesso di un fucile. “L’arma era stata sequestrata, ma poco tempo dopo Hole aveva potuto comprare due fucili d’assalto”, scrive l’Indianapolis Star. L’Indiana è uno degli stati che hanno introdotto le cosiddette leggi red flag , che permettono alla polizia di confiscare armi a persone considerate pericolose. La norma prevede che le forze dell’ordine avvertano un giudice, che poi decide se confermare il divieto. Nel caso di Hole questo meccanismo non si è attivato, visto che nessun documento indica che sia apparso in tribunale. Il 19 aprile Stephen Broderick, un ex detective di 41 anni, ha ucciso tre persone a Austin, in Texas. Dopo la strage di Indianapolis il presidente Joe Biden ha parlato di “vergogna nazionale” e ha chiesto al congresso di approvare provvedimenti per limitare la diffusione delle armi da fuoco, ma è improbabile che i repubblicani li sostengano al senato.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1406 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati