Il 19 aprile durante l’ottavo congresso del Partito comunista cubano Raúl Castro ( nella foto ), 89 anni, ha lasciato la carica di segretario del partito a Miguel Díaz-Canel, che gli era già succeduto come presidente del paese nel 2019. Per la prima volta in sessant’anni non c’è nessun membro della famiglia Castro nei posti di maggior potere a Cuba. “Lo hanno chiamato il congresso della continuità storica”, scrive il giornalista cubano Abraham Jiménez Enoa sul País. “Ma la continuità proposta dalla dirigenza comunista significa che, almeno a breve termina, Cuba sarà ancora uno stato in cui i diritti fondamentali dei cittadini vengono calpestati e dove un gruppo ristretto di persone decide in maniera arbitraria il destino del paese”. Mentre Castro, come riporta la stampa ufficiale, si è detto “soddisfatto per il lavoro compiuto e fiducioso nel futuro della patria”, secondo il sito dissidente **14ymedio ** il castrismo rimane anche senza Raúl: “Il castrismo è un modo di fare politica, di controllare la stampa, gestire l’economia attraverso il settore militare, decidere i piani di studi e portare avanti le relazioni diplomatiche”. Lo storico cubano Rafael Rojas, sempre sul quotidiano El País, scrive che il congresso ha confermato lo schema di successione stabilito nella costituzione del 2019. Quindi Díaz-Canel resterà alla presidenza del paese fino al 2028.
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Questo articolo è uscito sul numero 1406 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati