Lo stato di São Paulo, il più popoloso del Brasile, ha raggiunto il picco della seconda devastante ondata di contagi da covid-19 nella prima settimana di aprile. È quanto emerge dai dati sui ricoveri nelle terapie intensive degli ospedali resi noti dall’amministrazione statale. Da allora il numero dei pazienti in condizioni gravi diminuisce ogni giorno.

Il 15 aprile c’erano 11.598 malati gravi, 1.521 in meno rispetto al picco raggiunto il 1 aprile. Secondo questi dati, a causa del covid-19 nello stato sono morte in media settecento persone al giorno nelle prime due settimane del mese, con una punta di ottocento l’8 aprile.

Il 16 aprile, annunciando l’allentamento delle restrizioni e la riapertura dei luoghi di culto, il governatore João Doria (del Partito della socialdemocrazia brasiliana), ha voluto dare maggior credito alla storia che racconta un indebolimento del virus rispetto alle foto che mostrano un numero di contagi ancora spaventosamente alto.

Il responsabile

Non bisogna sottovalutare le ragioni dei commercianti e dei gestori di servizi considerati non essenziali, che sono stati i più colpiti dal calo dei clienti e dalle restrizioni imposte dall’amministrazione nell’ultimo anno. A seconda di come sarà gestita la riapertura, potrà esserci una terza ondata, che determinerebbe l’aumento di infezioni evitabili, una nuova pressione sugli ospedali e porterebbe ancora una volta a chiusure e restrizioni.

In questo momento l’aspetto preoccupante della riapertura è che una parte molto ampia della popolazione non ha difese contro il nuovo coronavirus. Infatti la campagna vaccinale, nonostante la collaborazione decisiva tra il governo paulista e l’Istituto Butantan (che insieme al laboratorio cinese Sinovac ha sviluppato il vaccino Coronavac), va a rilento a causa della negligenza federale.

Il Brasile, con il 16 per cento dei maggiorenni che ha ricevuto almeno il primo vaccino, ha somministrato in media poco meno di 600mila dosi giornaliere. A questo ritmo ci vorranno 28 giorni per somministrare una dose di vaccino al 10 per cento della popolazione adulta.

Gli Stati Uniti, che contano già sulla metà degli adulti vaccinati, impiegano solo sei giorni per immunizzare il 10 per cento di questa fascia della popolazione. La diminuzione di casi e decessi in un contesto come quello brasiliano, dove le persone vaccinate sono poche, non garantisce il controllo dell’epidemia. Lo hanno dimostrato il nuovo coronavirus e altri patogeni pandemici nella storia.

Per questo serve molta cautela nell’allentamento delle restrizioni. I messaggi che i politici mandano alla popolazione devono sottolineare la necessità di fare attenzione. Incoraggiare il “liberi tutti” sarebbe una ricetta verso la catastrofe. La fretta va indirizzata ad ampliare e accelerare la campagna vaccinale. E a coltivare la coscienza civica e la memoria collettiva. Nella mente dei brasiliani deve stamparsi il nome del responsabile di questo disastro sanitario: Jair Messias Bolsonaro. ◆ar

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Questo articolo è uscito sul numero 1406 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati