In un’epoca di certezze, il romanzo è la casa del dubbio, dell’ambiguità, delle verità molteplici. Il titolo del libro di Colum McCann, Apeirogon, è un termine matematico che indica un poligono con un numero infinito di lati. Questa forma fa da modello per un nuovo modo di pensare alla questione mediorientale, un conflitto che troppo spesso è ridotto a posizioni semplicistiche e contrapposte. Apeirogon s’ispira all’amicizia nella vita reale tra un palestinese, Bassam Aramin, e un israeliano, Rami Elhanan: “Un israeliano contro l’occupazione. Un palestinese che studia l’olocausto”. Gli uomini sono uniti nel loro dolore, hanno perso le figlie: Smadar, trasformata in “un puzzle umano sparpagliato” all’età di tredici anni da un attentatore suicida, e Abir, assassinata a dieci anni da un soldato dell’esercito israeliano dal grilletto facile. Tutti e due entrano nel Circolo dei genitori, un gruppo di persone in lutto che si uniscono per promuovere una risoluzione pacifica del conflitto. Apeirogon è diviso in 1.001 capitoli, alcuni brevi come una frase, altri con delle fotografie alla maniera di W.G. Sebald, altri ancora semplicemente spazi vuoti (un riflesso di uno dei teoremi matematici che sono alla base del romanzo). I capitoli centrali sono interviste profondamente commoventi con ciascuno dei protagonisti. Il numero di capitoli è un riferimento alle Mille e una notte, “uno stratagemma per la vita di fronte alla morte”. Il romanzo ruota intorno a un solo giorno nel 2016, quando i due uomini vanno a una riunione del Circolo dei genitori in un monastero a Beit Jala, non lontano da Gerusalemme. I genitori in lutto sono lì per fare quello che facciamo noi mentre leggiamo il libro: “Ascoltare le storie di Bassam e Rami, e trovare nelle loro storie un’altra storia, un cantico dei cantici… pensando, mentre ascoltiamo, a tutte quelle storie che devono ancora essere raccontate”. Il romanzo di Colum McCann lo percepiamo dentro di noi, più che leggerlo, perché le tragedie particolari di Bassam e Rami sono proiettate su un eterno presente di lutto. Apeirogon avrebbe potuto essere sdolcinato, volgare, manipolatore, banale. Invece, è un capolavoro. Alex Preston, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1402 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati