Un’infanzia avvolta nelle comodità, in un’atmosfera di libertà e sogno. Lunghe estati nel sud della Francia, nella casa di famiglia, tra mandorli e lavanda, amici intellettuali, ex maoisti e seguaci di Fidel Castro. Cene a tarda sera, quando la familia grande si radunava per parlare delle sorti del mondo. Gli ospiti giravano scalzi sull’erba e nuotavano nudi in piscina. Rituali stagionali rassicuranti. Sogni politici ispiratori.
Fino al giorno in cui il fratello gemello di Camille Kouchner, che lei chiama Victor, le disse che il patrigno era andato a trovarlo di notte. “Mi ha accarezzato e… insomma…”. Avevano 14 anni. Le visite notturne andarono avanti per due o tre anni e ce ne sono voluti quasi trenta, e la morte della madre, perché Kouchner ascoltasse dalla bocca di un avvocato la definizione di quel reato: incesto.
Oggi Camille Kouchner ha 45 anni e, con il permesso di Victor, ha raccontato la sua storia nel libro La familia grande, nel tentativo di “avvelenare l’idra” della colpa e della vergogna paralizzanti. Il racconto è scritto con uno stile serrato, controllato e travolgente. All’inizio, da ragazzina, non aveva un’idea precisa di cosa avveniva dietro quella porta chiusa. L’adorazione che aveva per il patrigno la rendeva cieca.
E poi non era forse quello lo stile di vita sposato dalla loro famiglia allargata? Nella loro dimora mediterranea c’era una stanza decorata con poster che celebravano il maggio del sessantotto. Il patrigno flirtava con le mogli dei suoi amici. Giovani venivano “offerti” a donne più grandi. “Scopare è la nostra libertà”, le disse una volta la madre.
Una granata sulla rive gauche
Kouchner ha lanciato una granata nel cuore dell’élite intellettuale della rive gauche parigina. Perché il patrigno in questione è Oliver Duhamel, politologo, critico letterario e giornalista televisivo. Ha sposato la madre di Camille, Évelyne Pisier, docente di legge e un tempo amante di Fidel Castro, dopo che lei aveva rotto con Bernard Kouchner, padre dei gemelli ed ex ministro degli esteri, nonché fondatore di Medici senza frontiere (Kouchner ha lodato la figlia per aver avuto il coraggio di parlare). Duhamel ha parlato di “attacchi personali”, ma si è comunque dimesso dalla presidenza della fondazione che dirigeva all’università Sciences Po, una delle più esclusive di Parigi, e da altri incarichi. Le sue dimissioni ne hanno provocate altre, tra cui quelle dell’amica Élisabeth Guigou, ex ministra della giustizia socialista, che aveva presieduto una commissione ufficiale proprio sull’incesto. Ha dichiarato di non saperne nulla.
Le Monde suggerisce che in realtà erano in tanti nella cerchia di Duhamel a sapere, ma tutti hanno guardato da un’altra parte. Tutto questo è molto inquietante. A sconvolgere non sono solo le dimensioni del problema: un sondaggio ha rilevato che in Francia una persona su dieci è stata vittima di una qualche forma di incesto. Il problema è anche il silenzio complice, soprattutto tra generazioni più vecchie che tendono a sminuire il #MeToo, accusandolo di un puritanesimo borghese di stampo anglosassone che non ha ragione di esistere in Francia. “C’è tolleranza sia nella società sia nella legge, con un livello molto grave d’impunità”, afferma Muriel Salmona, psichiatra specializzata in abusi sessuali. Secondo la legge francese l’incesto (che include relazioni con patrigni o matrigne) non è un reato a sé, ma un’aggravante nei casi di stupro o violenza sessuale. E spetta al minore, anche se di età inferiore a 15 anni, dimostrare l’assenza di consenso.
Ma cos’è il consenso? È questo il dilemma al centro di Le consentement, autobiografia di Vanessa Springora, pubblicato in Francia nel 2020. Figlia di genitori separati, Springora aveva 13 anni quando una sera sua madre se la portò dietro a cena con amici intellettuali. Un ospite – più tardi avrebbe scoperto che era il romanziere Gabriel Matzneff – non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. “Nessun uomo mi aveva mai guardata in quel modo”, scrive. Cominciò così l’inseguimento spietato dello scrittore, da cui nacque una relazione sessuale con Springora. Lei aveva 14 anni, lui quasi cinquanta.
La parola che coglie meglio di altre la complessa dipendenza psicologica di cui Springora parla in questo agghiacciante racconto è emprise: la stretta, o la morsa, in cui l’uomo più anziano intrappola la preda pubescente. Non lo fa esercitando una forza fisica, ma attraverso la manipolazione e un freddo esercizio del potere. Bisognosa d’affetto, Springora pensava di aver cominciato quella relazione di sua volontà: “Mi sentivo adorata come mai prima di allora”. Ma lo era davvero? “Sei cosciente che è un pedofilo?”, le chiese con naturalezza la madre la prima volta che la ragazza si confidò con lei. Quando l’adolescente Springora riferisce questi pensieri a Matzneff, lui li liquida come sciocchezze puritane.
Grottesca normalità
Per quanto sia arrabbiata con Matzneff, Springora lo è quasi di più con la madre, che si consultò con i suoi amici, nessuno dei quali “a quanto pare si mostrò particolarmente turbato”. Del resto negli anni settanta in Francia c’era un movimento a favore della depenalizzazione del sesso tra adulti e minorenni. La pedofilia torna spesso nei romanzi di Matzneff e gli éditeurs parigini erano prontissimi a pubblicare le sue opere, che vincevano premi letterari. In questo mondo la normalità assumeva i contorni deformati del grottesco. Solo in seguito Springora si sarebbe resa conto che a 14 anni “non è normale (…) ritrovarsi nel suo letto all’ora del tè, con il suo pene in bocca”.
È esattamente questa emprise che rende abusi di questo tipo così tossici. Scarica addosso alla vittima il senso di colpa e la vergogna. Springora e Kouchner ci hanno messo anni per dare alla colpa la giusta collocazione.
Ora le cose potrebbero cambiare? Questi libri stanno dando più forza a una nuova generazione. Migliaia di persone che hanno subìto l’incesto si sono fatte avanti con l’hashtag #MeTooInceste. La procura ha avviato un’indagine contro Duhamel; Victor ha sporto denuncia contro di lui. Matzneff è sotto inchiesta per stupro di minore (ha definito le accuse contro di lui “ingiuste ed eccessive”). Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha detto la sua, promettendo che “nessuno potrà più ignorare queste parole, queste urla”. Una proposta di legge renderà reato qualsiasi rapporto sessuale, “consensuale” o meno, con un minore di età inferiore ai 13 anni. Ma non c’è ancora l’accordo sull’alzare questo limite a 15 anni, età in cui è legale avere rapporti sessuali. La Francia forse ha trovato le parole per parlare dei suoi agghiaccianti segreti, ma non ha ancora trovato il quadro legale più adatto a sradicarli. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1397 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati