Nel febbraio del 2001 il Progetto genoma umano pubblicò la prima bozza della sequenza del genoma umano. Vent’anni dopo milioni di persone possono accedere alle loro informazioni genetiche. La grande disponibilità di dati ha trasformato la ricerca scientifica, contribuendo alla nascita di nuove discipline, anche se la medicina è stata più lenta a usare concretamente le nuove conoscenze. Sono comparsi anche nuovi problemi. Per esempio, durante la pandemia di covid-19 in molti paesi sono stati fatti tamponi in aeroporto ai passeggeri in arrivo dall’estero. Significa che i governi possono costruire archivi con i dati genetici di queste persone, e ciò solleva questioni di privacy e sicurezza. Inoltre, negli studi sui legami tra caratteristiche genetiche e malattie il 78 per cento del dna analizzato proviene da persone di origine europea, e solo il 2 per cento da persone di origine africana. Questo è un altro problema perché l’Homo sapiens si è sviluppato in Africa e il continente ha una diversità genetica superiore a qualsiasi altro. Le iniziative per allargare il campione si sono scontrate però con la mancanza di fondi e con problemi etici. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1396 di Internazionale, a pagina 87. Compra questo numero | Abbonati