Margaret Atwood (Rosdiana Ciaravolo, Getty)

La pandemia di covid-19, per dire il meno, non è ancora finita. È troppo presto per scriverne? Certamente sì, se quello che ci aspettiamo è la versione letteraria definitiva. Ciò che è vero per la vita individuale è vero anche per la letteratura: le esperienze traumatiche hanno bisogno di tempo per decantare, e a volte è meglio guardarle in obliquo piuttosto che direttamente. Il romanzo o il racconto definitivo sul coronavirus, se mai arriverà, probabilmente non menzionerà nemmeno il sars-cov-2, il lockdown, Wuhan, le mascherine o le teorie del complotto sul 5g. Proprio come il romanzo definitivo sull’11 settembre 2001, La strada _di Cormac McCarthy, non menziona mai gli attacchi al World Trade Center. Il che non vuol dire che la narrativa sulla pandemia, scritta proprio nel cuore della crisi, non abbia il suo valore. La finzione è uno dei modi più importanti in cui pensiamo al mondo che ci circonda; questo è il presupposto alla base del progetto Decameron, proposto dalla scrittrice Rivka Galchen nello scorso marzo e ripreso dalla redazione del New York Times Magazine. Ora i ventinove racconti appaiono in forma di libro. Tra gli autori ci sono Colm Tóibín, Margaret Atwood, Kamila Shamsie, Tommy Orange, Etgar Keret, Andrew O’Hagan, Rachel Kushner, Téa Obreht, Charles Yu e David Mitchell. I racconti, presi nel loro insieme, trasmettono una strana sensazione rassicurante, che si potrebbe sintetizzare così: qualunque cosa io stia passando in questa pandemia, mi trovo nella stessa situazione di tutti gli altri abitanti della Terra. Forse perché si fonda su una sorta di salto empatico (l’ingresso immaginativo in altre menti e altri cuori) la narrativa può ottenere questo effetto in un modo che è precluso al giornalismo. Presi singolarmente i racconti sono, ovviamente, di maggiore o minore qualità. C’è dentro un po’ di tutto. Ma come potrebbe non essere così? Più precisamente: queste sono storie febbrili scritte in un tempo febbrile. Quando la febbre finirà, quali storie ci racconteremo? Il _Decameron project, temo, ci lascia dove eravamo partiti: in attesa di una medicina più forte.

Kevin Power, **
**Irish Independent

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Questo articolo è uscito sul numero 1395 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati