La “balena del Nasdaq” che ha infiammato la recente corsa alle azioni delle grandi aziende tecnologiche è la Softbank (nel gergo borsistico una balena è un operatore che compra enormi quantità di titoli). Secondo gli esperti, il gruppo finanziario giapponese ha comprato derivati in una serie di scambi che hanno fatto volare i titoli tecnologici prima della brusca frenata registrata il 3 e il 4 settembre. Nell’ultimo mese la Softbank ha accumulato enormi quantità di opzioni call (contratti che attribuiscono il diritto di decidere se comprare un titolo a una certa data a un prezzo prestabilito), alimentando i più grandi volumi di scambi di sempre in contratti collegati a singole aziende. I veterani del mercato sono sconvolti. “Questi scambi sono tra i più consistenti che abbia visto negli ultimi vent’anni”, ha dichiarato un gestore di fondi speculativi. “Sono somme enormi”. A Wall street si è parlato molto dell’impennata negli acquisti di opzioni call, ritenuta all’origine di un inatteso aumento di valore delle azioni delle grandi aziende tecnologiche. Nel solo mese di agosto il valore della Tesla è aumentato del 74 per cento, mentre la Apple ha guadagnato il 21 per cento, la Alphabet, società madre di Google, è cresciuta del 10 per cento e Amazon del 9 per cento. Secondo un esperto, la Softbank “ha inghiottito” una quantità tale di opzioni da innervosire qualcuno perfino all’interno dello stesso gruppo. “Le persone sono state colte alla sprovvista. Tutto questo potrebbe continuare. La balena è ancora affamata”. Con le sue scommesse sui derivati l’azienda giapponese avrebbe registrato guadagni per circa quattro miliardi di dollari, sostengono alcuni operatori.

Ma il 4 settembre a un certo punto il Nas­daq è sceso del 10 per cento, subendo quella che è comunemente definita una correzione. Un banchiere che ha seguito le ultime attività di scambio di opzioni call, sostiene che la Softbank ha risentito della frenata registrata dai mercati, ma ritiene che gli acquisti riprenderanno. Per arrestare il fenomeno, ha aggiunto, ci sarebbe voluto un crollo in borsa più consistente e duraturo.

Tokyo, Giappone (Carl Court, Getty)

Secondo Charlie McElligott, della società finanziaria giapponese Nomura, la borsa statunitense continua a essere a rischio. “La via è molto accidentata e quel flusso è ancora là fuori”, ha scritto in una nota. Nelle ultime due settimane, ha stimato la Goldman Sachs, il valore nominale complessivo delle opzioni call scambiate su singole azioni statunitensi è stato in media di 335 miliardi di dollari al giorno, più del triplo rispetto alla già clamorosa media registrata tra il 2017 e il 2019.

Inoltre, i volumi di scambi su singole azioni a Wall street sono aumentati superando quelli delle opzioni call e hanno quasi raggiunto il livello degli scambi delle opzioni di vendita (contratti che prevedono il diritto di vendere a un prezzo prestabilito), una forma comune di assicurazione contro il crollo delle azioni. Secondo McElligott, le dimensioni e l’aggressività del misterioso compratore di opzioni call e la quiete estiva negli scambi sono state un fattore importante nelle prestazioni positive di molte grandi società tecnologiche ma anche, più in generale, della borsa statunitense. I forti acquisti hanno costretto le banche coinvolte negli scambi ad assicurarsi comprando a loro volta azioni.

Il caos del covid-19

L’acquisto di opzioni call si affianca ai dieci miliardi di dollari che la Softbank ha investito in azioni. Negli ultimi anni l’azienda giapponese aveva scommesso pesantemente sulle startup tecnologiche non ancora quotate in borsa attraverso il Vision fund, un fondo da cento miliardi di dollari. Dopo che questi investimenti sono stati colpiti dal caos provocato sui mercati dalla pandemia di covid-19, l’azienda ha creato un ramo dedicato agli investimenti in borsa usando capitale fornito dal suo fondatore, Masayoshi Son.

La Softbank ha comprato quote per almeno due miliardi di dollari in Amazon, Alphabet, Microsoft e Tesla. In parte questi investimenti sono finanziati con la vendita di attività per 41 miliardi di dollari, scattata dopo il crollo delle azioni durante il caos provocato dal covid-19. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1375 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati