La poliomielite può cominciare con una febbre alta o un mal di gola, e può essere scambiata per un’influenza. Colpisce soprattutto i bambini sotto i cinque anni, e molti non si accorgono di averla avuta. Nel 5-10 per cento dei casi, tuttavia, il virus colpisce i nervi, paralizzando le gambe e a volte i polmoni. Per la maggior parte delle persone è una cosa temporanea. Per altri la paralisi è permanente e può portare alla morte. Chi ha visto gli effetti non li dimentica.

All’inizio del novecento le epidemie di poliomielite erano frequenti. Nel 1955 fu sviluppato un vaccino e il numero di casi diminuì immediatamente. Nel 1960 la Cecoslovacchia fu il primo paese a dichiararne la scomparsa. La malattia è stata debellata nelle Americhe nel 1994, nel Pacifico orientale nel 2000, in Europa nel 2002 e nel sudest asiatico nel 2014. La settimana scorsa l’Africa si è unita a questa lista, da cui restano fuori solo Pakistan e Afghanistan. Ci sono voluti venti milioni di volontari che hanno vaccinato quasi tre miliardi di bambini. È un risultato straordinario, ma è ancora fragile, per vari motivi. Il primo è che è stata debellata la poliomielite selvaggia, di cui esistono tre ceppi, ma è ancora possibile ammalarsi di quella derivata dal vaccino. Il secondo sono gli ostacoli. In Africa l’ultima parte del lavoro è stata la più difficile, a causa delle guerre e della sfiducia. Nel 2003 alcune comunità della Nigeria settentrionale hanno rifiutato il vaccino. Nel giro di cinque anni un’epidemia ha colpito venti paesi, ed è servito un importante e paziente sforzo di persuasione per contenerla. Quest’anno il covid-19 ha bloccato diverse campagne di vaccinazione.

Il terzo motivo è che lo sradicamento della malattia è entrato nella sua fase finale e più delicata. Il vaccino, che funziona somministrando il virus attivo, dev’essere in seguito sostituito da iniezioni di ceppi inattivi per cancellare ogni rischio d’infezione provocato dal vaccino. Siamo quindi più vicini che mai a una soluzione definitiva, ma anche al pericolo di fare dei passi indietro.

In un anno come questo, in cui le società occidentali hanno riscoperto la paura delle malattie, la storia della poliomielite sembra molto familiare. Ma dobbiamo trarne anche altre lezioni: che per debellare la malattia potrebbero occorrere anni di vigilanza. Che siamo capaci di grandi cose. E che dobbiamo farci trovare pronti. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1374 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati