Finora il dibattito sulla riforma delle pensioni in Francia si è concentrato sulla cosiddetta età di equilibrio, che entrerebbe in vigore a partire dal 2022 per raggiungere gradualmente i 64 anni nel 2027. Questa misura, che servirebbe a innalzare l’età per andare in pensione e garantire così la sostenibilità finanziaria del sistema, rappresenta una linea rossa per i sindacati più moderati. Il governo ha accettato di fare un passo verso di loro, ritirando la disposizione dal disegno di legge e permettendo a tutti di salvare la faccia. Questo gesto di apertura era necessario per uscire da una mobilitazione sociale che, dopo più di quaranta giorni di sciopero alla Sncf (ferrovie) e alla Ratp (trasporti pubblici di Parigi), comincia a perdere d’intensità. Tuttavia niente sembra indicare che basterà a convincere i francesi, ancora scettici sui benefici della riforma. In un messaggio indirizzato l’11 gennaio 2020 alle parti sociali, il primo ministro Edouard Philippe ha proposto che il tema del finanziamento del sistema previdenziale sia risolta con una conferenza che riunisca imprenditori e sindacati. Le due categorie dovranno rendere note le loro posizioni entro la fine di aprile. Il tempo è poco. La scadenza dovrebbe permettere di inserire le conclusioni delle parti sociali nel disegno di legge prima che arrivi all’assemblea nazionale per la seconda lettura.
Risorse e contributi
Il segretario generale del sindacato riformista Cfdt, Laurent Berger, ha definito la svolta una “vittoria”, pur nella consapevolezza che restano ancora molte incognite su cosa uscirà da questa conferenza. Il governo, da parte sua, insiste sulla responsabilità di cui dovranno dare prova le parti sociali per assorbire un deficit che nel 2025 dovrebbe essere compreso tra i 7,9 e i 17,2 miliardi di euro, secondo le stime del Conseil d’orientation des retraites, il consiglio d’indirizzo sulle pensioni, nato nel 2000.
Il percorso tracciato dal governo è pieno di ostacoli. Philippe non vuole né un taglio delle pensioni, che ridurrebbe il potere d’acquisto dei pensionati, né un aumento dei contributi, che peserebbe sulla competitività delle aziende e quindi sull’occupazione. Una volta escluse queste due ipotesi, rischia di tornare d’attualità il tema dell’aumento della durata dei contributi. Le soluzioni evocate da alcuni sindacati, come il ricorso ai fondi di riserva delle pensioni, che ammontano a un po’ più di trenta miliardi di euro, non sono efficaci a lungo termine, perché il piccolo gruzzolo si esaurirebbe nel giro di pochi anni.
Inoltre, la decisione di affidare la questione del finanziamento a delle trattative parallele contribuisce a rendere ancora più oscura una riforma che fin dall’inizio ha sofferto di un’evidente mancanza di chiarezza. Finora né il presidente Emmanuel Macron né il primo ministro sono stati in grado di spiegare ai francesi il senso di questa riforma, che punta ad abolire i 42 regimi pensionistici speciali che esistono oggi per sostituirli con un regime universale.
◆ La riforma del sistema pensionistico promessa da Emmanuel Macron durante la campagna per le presidenziali del 2017 è stata presentata ufficialmente l’11 dicembre 2019. Il piano è stato contestato dai sindacati. Pochi giorni prima, il 5 dicembre, avevano lanciato una mobilitazione che ha duramente colpito i trasporti a Parigi e nel resto della Francia. Il progetto prevede l’introduzione di un unico regime valido per tutti i lavoratori e di un sistema a punti che leghi l’ammontare della pensione ai contributi pagati. Inizialmente era prevista l’introduzione di un’“età di equilibrio” per ottenere la pensione piena, che avrebbe dovuto salire a 64 anni nel 2027, ma di fronte alle proteste il governo si è detto disposto a ridiscutere la misura.
Quali saranno i vantaggi rispetto al sistema attuale? Chi saranno i perdenti (perché è ovvio che ce ne saranno)? Quanto costeranno le misure correttive (compensazioni salariali per gli insegnanti, aumento della pensione minima, bonus per le madri di famiglia) a favore di alcune categorie?
Il parlamento si trova nella scomoda situazione di dover cominciare l’esame del testo senza avere tutti gli elementi dell’equazione. Secondo molti l’opacità con cui il governo si è mosso su questa riforma è la vera causa delle difficoltà che deve affrontare. Se vuole finalmente convincere i francesi, deve parlare chiaro. ◆ gc
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Questo articolo è uscito sul numero 1341 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati