“Facciamoci avanti”, suggerisce il titolo di un libro della direttrice operativa di Facebook Sheryl Sandberg. Il consiglio rivolto alle donne di essere più determinate nel pretendere posizioni di primo piano sul lavoro, invece di aspettare che siano offerte, ha suscitato lo sdegno di molte femministe. Secondo loro, infatti, le donne non sono frenate dalla timidezza, ma da un mercato del lavoro iniquo e da una serie di ostacoli strutturali.
Uno studio pubblicato sul British Medical Journal sostiene invece che gli uomini sarebbero effettivamente più bravi a farsi pubblicità, e che questo contribuirebbe alla loro carriera. I ricercatori Marc Lerchenmueller e Olav Sorenson, della Yale business school, e Anupam Jena, dell’Harvard medical school, hanno analizzato le parole usate nei titoli e nei sommari di più di centomila articoli scientifici in ambito clinico. Dopo aver separato quelli in cui al primo e all’ultimo posto nell’elenco degli autori c’era una donna da quelli in cui uno o entrambi erano uomini (spesso il primo è un giovane ricercatore che ha condotto il lavoro e l’ultimo uno più esperto che lo supervisiona), hanno scoperto che in media le ricerche erano presentate in modo più positivo quando gli autori erano uomini.
Innovativo e promettente
Confrontando gli articoli presentati da uomini con quelli presentati da donne è emerso che nei primi l’aggettivo positivo più usato, cioè “innovativo”, ricorreva il 59,2 per cento di volte in più, mentre l’aggettivo “promettente” addirittura il 72,3 per cento di volte in più. I ricercatori hanno scoperto anche che questa forma di autopromozione era accompagnata da un maggior numero di citazioni e che entrambi gli aspetti risultavano amplificati nelle più importanti riviste di settore.
I ricercatori si sono poi chiesti se gli uomini svolgevano davvero ricerche più “innovative” e “promettenti” rispetto alle donne, meritandosi quindi gli elogi. Per cercare di capirlo hanno esaminato la classificazione delle riviste scientifiche e confrontato articoli simili relativi a specifici ambiti di ricerca. Allo stato attuale non è possibile escludere del tutto questa eventualità. Ma altre ricerche dimostrano che gli uomini tendono a incensarsi più delle donne. Secondo uno studio pubblicato nel 2017 dalla rivista sociologica Socius, per esempio, gli uomini si citano più spesso.
Le donne dovrebbero quindi imparare a promuovere meglio il loro lavoro? Uno studio pubblicato di recente smentisce questa facile conclusione. Basato sulla ricerca in ambito economico, dimostra infatti che le autrici ricevevano più critiche da parte dei recensori ed erano invitate più spesso a modificare i loro articoli. Il punteggio relativo alla “leggibilità” dei testi (valutata in base a un indice che premia parole e frasi brevi) migliorava invece nelle stesure e negli articoli successivi, nel corso della loro carriera. A quanto pare, per compiacere i recensori, le donne hanno cercato di semplificare titoli e sommari dei loro articoli, magari tagliando parole superflue come “promettente”. ◆ sdf
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Questo articolo è uscito sul numero 1341 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati