Il 30 novembre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, forte del sostegno del presidente statunitense Donald Trump, ha ufficialmente chiesto la grazia presidenziale nel suo processo per corruzione, sostenendo che “contribuirebbe a mettere fine alle divisioni nel paese”.
Netanyahu, che sostiene di essere innocente, deve spesso partecipare a udienze relative ad almeno tre diversi procedimenti giudiziari, che sono ancora in corso.
L’ufficio del presidente israeliano Isaac Herzog ha confermato il 30 novembre di aver ricevuto “una richiesta di grazia eccezionale”. “Il presidente prenderà una decisione dopo aver esaminato a fondo la questione”, ha aggiunto.
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Pur sostenendo di voler portare a termine il suo processo, cominciato quasi sei anni fa, per dimostrare la sua innocenza, Netanyahu ha giustificato la richiesta di grazia con “motivi d’interesse pubblico”, sottolineando “le grandi sfide che il paese deve affrontare”.
“Questo processo sta lacerando la società israeliana”, ha affermato il premier.
“Sono certo che la sua chiusura anticipata contribuirebbe ad allentare le tensioni e a promuovere una riconciliazione generale”, ha aggiunto.
All’inizio di novembre Trump aveva scritto a Herzog per chiedergli di concedere la grazia a Netanyahu.
Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha chiesto a Herzog di “non concedere la grazia a Netanyahu a meno che non riconosca la sua colpevolezza, esprima rimorso e si ritiri immediatamente dalla vita politica”.
La sera del 30 novembre decine di persone hanno partecipato a una manifestazione davanti alla residenza del presidente a Tel Aviv per chiedergli di respingere la richiesta di grazia.
Netanyahu è accusato, insieme alla moglie Sara, di aver accettato beni di lusso per un valore di più di 260mila dollari (circa 225mila euro), tra cui gioielli, champagne e sigari, in cambio di favori politici.
In altri due casi è accusato di aver cercato di negoziare illecitamente una copertura più favorevole da parte di due mezzi d’informazione israeliani.
Netanyahu, 76 anni, che ha trascorso 18 anni alla guida d’Israele, in varie fasi, a partire dal 1996, ha già fatto sapere che si candiderà nuovamente a premier nelle prossime elezioni, previste alla fine del 2026.