A partire dal 7 novembre migliaia di voli saranno cancellati negli Stati Uniti a causa del protrarsi dello shutdown, la paralisi delle attività federali, in un contesto di forti tensioni tra repubblicani e democratici.

L’amministrazione Trump ha annunciato il 5 novembre che imporrà alle compagnie aeree di ridurre i voli per “diminuire la pressione” sul controllo del traffico aereo, che deve fronteggiare un aumento delle assenze per lo shutdown.

“Ridurremo i voli del 10 per cento in quaranta aeroporti”, ha dichiarato durante una conferenza stampa il ministro dei trasporti Sean Duffy.

“L’assenza di circa duemila controllori di volo lo rende inevitabile”, ha aggiunto.

L’elenco ufficiale degli aeroporti sarà pubblicato il 6 novembre, ma secondo i mezzi d’informazione statunitensi saranno coinvolti quelli di Chicago, Dallas, Los Angeles, New York, Miami e Washington.

I voli internazionali non subiranno variazioni, ha precisato all’emittente Abc una fonte che ha chiesto di rimanere anonima.

Secondo i mezzi d’informazione statunitensi, in una prima fase i voli saranno ridotti del 4 per cento, per poi arrivare gradualmente al 10.

Il 5 novembre gli Stati Uniti sono entrati nel loro 36esimo giorno di shutdown, battendo così il record del più lungo nella storia del paese.

Dal 1 ottobre repubblicani e democratici non riescono a trovare un accordo su un nuovo bilancio federale.

Di conseguenza, centinaia di migliaia di impiegati federali sono stati messi in congedo non retribuito, mentre altri centinaia di migliaia continuano a lavorare, anche se saranno pagati solo alla fine della crisi.

L’annuncio della cancellazione dei voli potrebbe rendere lo shutdown ancora più impopolare tra i cittadini statunitensi, all’indomani di una serie di elezioni e referendum vinti dall’opposizione democratica.

Secondo la piattaforma di monitoraggio del traffico aereo FlightAware, nello scorso fine settimana più di diecimila voli hanno subìto dei ritardi negli Stati Uniti.