Il 5 novembre, a pochi giorni dall’apertura a Belém, in Brasile, della conferenza delle Nazioni Unite sul clima Cop30, l’Unione europea (Ue) ha raggiunto un accordo di compromesso sui suoi obiettivi climatici per il 2035 e il 2040, al prezzo di una serie di concessioni agli stati riluttanti, tra cui in particolare l’Italia.

È stata quindi evitata la catastrofe diplomatica che molti temevano: l’Ue non arriverà a mani vuote alla Cop30 e potrà proporsi come leader in materia di lotta alla crisi climatica.

Sulla carta, infatti, Bruxelles ha confermato il suo ambizioso obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 90 per cento nel 2040 rispetto ai livelli del 1990 (nel 2023 le aveva ridotte del 37 per cento).

Ma le aspre trattative, andate avanti per tutta la notte, hanno di fatto intaccato quest’obiettivo.

Per convincere l’Italia di Giorgia Meloni, i ventisette hanno approvato una flessibilità molto maggiore rispetto a quella inizialmente prevista dalla Commissione europea.

Per raggiungere questa riduzione del 90 per cento, gli europei potranno acquistare il 5 per cento di crediti di carbonio internazionali, finanziando progetti al di fuori dell’Ue, una misura contestata dalle organizzazioni ambientaliste.

Il compromesso adottato apre inoltre la porta alla prossima concessione di un ulteriore 5 per cento di crediti di carbonio.

I ventisette hanno inoltre rinviato di un anno, dal 2027 al 2028, l’estensione del mercato del carbonio al trasporto su strada e al riscaldamento degli edifici, come chiedevano Ungheria e Polonia, nonostante le proteste dei paesi più impegnati per il clima, in particolare quelli scandinavi.

Gli stati membri hanno inoltre approvato una clausola di revisione biennale della normativa europea sul clima, in modo da poter modificare gli obiettivi qualora risultassero troppo difficili da raggiungere.

“Quest’accordo tanto atteso è molto più debole di quanto lasci intendere la cifra del 90 per cento”, ha commentato Sven Harmeling, della rete di ong Can Europe.

Gli stati membri hanno anche dato il via libera, all’unanimità, all’obiettivo climatico per il 2035, che le Nazioni Unite chiedevano da mesi.

Avevano già preparato il terreno a settembre, proponendo una riduzione delle emissioni compresa tra il 66,25 e il 72,5 per cento, rispetto ai livelli del 1990. Per evitare negoziati interminabili, il 5 novembre hanno mantenuto quest’obiettivo.

In un momento in cui i partiti di destra stanno guadagnando terreno in molti paesi europei, la questione climatica è passata in secondo piano rispetto ad altri temi, in particolare quelli della difesa e della competitività.