Il 21 ottobre l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è stato incarcerato a Parigi quasi un mese dopo essere stato condannato a cinque anni di prigione per associazione a delinquere nel caso dei finanziamenti dell’ex leader libico Muammar Gheddafi alla sua campagna elettorale per le presidenziali del 2007.
È la prima volta che un ex capo dello stato finisce in prigione in Francia, e anche nell’Unione europea. Altrove era invece capitato al presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e a quello sudafricano Jacob Zuma.
Sarkozy, 70 anni, è arrivato alla prigione della Santé, nel sud della capitale, intorno alle 9.40.
Mezz’ora prima aveva lasciato la sua casa nella parte ovest di Parigi, accompagnato dalla moglie Carla Bruni, tra le grida dei suoi sostenitori (“Nicolas libero!”.
Subito dopo l’incarcerazione Sarkozy ha presentato una richiesta di rilascio, ha dichiarato alla stampa uno dei suoi avvocati, Christophe Ingrain.
“Resterà comunque in prigione per almeno tre settimane o un mese”, ha aggiunto, sottolineando che “la corte d’appello avrà due mesi per decidere, ma che di solito impiega circa un mese”.
Gli avvocati di Sarkozy hanno definito la sua incarcerazione una “vergogna nazionale”.
“Non è un ex presidente della repubblica a essere incarcerato, ma un innocente”, ha affermato il 21 ottobre sul social network X Sarkozy, che si è più volte paragonato ad Alfred Dreyfus, l’ufficiale condannato nel 1895 per alto tradimento sulla base di un documento falso e in un contesto di forte antisemitismo.
Sarkozy sarà sottoposto a un regime d’isolamento che prevede una passeggiata al giorno in un cortile di pochi metri quadrati. In base a un programma prestabilito, avrà poi accesso a una delle palestre della prigione e alla sala che funge da biblioteca.
La tesi dell’accusa
L’ex presidente (2007-2012) era stato condannato il 25 settembre a cinque anni di prigione “per aver permesso ai suoi stretti collaboratori e sostenitori politici, sui quali aveva autorità”, di contattare le autorità libiche “al fine di ottenere o cercare di ottenere sostegno finanziario” alla sua campagna elettorale.
Secondo la procura, in cambio dei finanziamenti, che non si erano concretizzati, l’ex presidente avrebbe favorito il ritorno sulla scena internazionale della Libia e rinunciato a perseguire il cognato di Gheddafi, Abdullah Senussi, condannato all’ergastolo in contumacia per il suo ruolo nell’attentato al Dc-10 dell’Uta che aveva causato la morte di 170 persone nel 1989.
Secondo Sarkozy le accuse contro di lui fanno parte di un complotto ordito dal clan Gheddafi per vendicarsi del suo ruolo determinante nella caduta del dittatore nel 2011.