Il 30 settembre Joseph Kabila, ex presidente della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), è stato condannato a morte in contumacia per “tradimento” e “crimini di guerra” da un tribunale militare congolese.
Dopo quasi due anni trascorsi all’estero, la recente ricomparsa di Kabila nell’est della Rdc, sfuggita al controllo delle autorità centrali, aveva suscitato forti preoccupazioni a Kinshasa. Non è chiaro dove l’ex presidente si trovi attualmente: dopo aver lasciato il paese alla fine del 2023, aveva sempre mantenuto il segreto sui suoi luoghi di residenza, limitandosi a fugaci apparizioni in Sudafrica e Namibia.
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Kabila, 54 anni, capo dello stato dal 2001 al 2019, è stato riconosciuto colpevole di complicità con il gruppo armato M23, sostenuto dal Ruanda, che tra gennaio e febbraio ha conquistato vaste aree delle province del Nord e Sud Kivu, nell’est della Rdc, compresi i rispettivi capoluoghi Goma e Bukavu.
In primavera Kabila era ricomparso a sorpresa proprio a Goma, roccaforte dell’M23.
A maggio, in un discorso online, aveva affermato che “la dittatura deve finire” e si era detto pronto a fare la sua parte, ponendosi apertamente in opposizione all’attuale presidente Félix Tshisekedi.
A quel punto, su ordine del governo, l’immunità parlamentare di Kabila in quanto senatore a vita era stata revocata e alla fine di luglio era stato avviato un processo a suo carico per tradimento.
Figlio di Laurent-Désiré Kabila
Il 30 settembre, al termine di un’udienza durata quasi cinque ore, il presidente dell’alta corte militare ha pronunciato la sentenza di “condanna a morte senza attenuanti”.
Kabila è stato riconosciuto colpevole di crimini di guerra, stupro, tortura, tradimento, organizzazione di un movimento insurrezionale e cospirazione.
Figlio di Laurent-Désiré Kabila, capo ribelle che aveva rovesciato il dittatore Mobutu Sese Seko, Joseph Kabila era arrivato al potere nel 2001 dopo l’assassinio del padre.
Conflitti armati da più di trent’anni
L’est della Rdc, ricco di risorse naturali, è teatro di conflitti armati da più di trent’anni.
In occasione dell’offensiva dell’M23 all’inizio del 2025, Kinshasa aveva accusato il Ruanda di voler mettere le mani sulle risorse naturali delle province del Nord e Sud Kivu, mentre Kigali aveva smentito affermando di voler sradicare i gruppi armati che considera una minaccia alla sua sicurezza, in particolare le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr), attive nell’est della Rdc.
Alla fine di giugno Rdc e Ruanda avevano firmato un accordo di pace a Washington. A luglio era stata firmata in Qatar una dichiarazione di principio con l’M23 per un cessate il fuoco permanente, ma la situazione sul terreno resta molto instabile.